Google ha portato una delle proprie Google Car nei pressi di Fukushima: le attrezzature in dotazione hanno così potuto fotografare lo stato dei fatti nella zona colpita dal disastro nucleare del 2011 e Google Street View diventerà quindi un testimone internazionale di estrema efficacia circa quanto accaduto in Giappone.
La notizia è stata riportata da The Register, secondo cui un portavoce di Mountain View avrebbe confermato il progetto: le immagini di Street View non solo rappresenteranno una fotografia dello stato dei fatti, ma avranno anche una funzione commemorativa per i caduti dell’incidente e consentiranno inoltre di sensibilizzare gli utenti sul dramma giapponese a distanza di tempo dallo tsunami che ha riscritto la storia del paese orientale.
Nei paraggi di Fujushima tutto è rimasto come ai tempi del terremoto che ha dato origine al cataclisma successivo: la città di Namie è rimasta deserta, isolata dal mondo e completamente evacuata per impedire il contagio di quelli che risiedevano a distanza ravvicinata dalla centrale. Portare la Google Car oggi tra le strade di Namie significa vedere la città così come è stata abbandonata, con i segni del tempo e del disastro a costituire una scenografia spettrale da cui l’uomo ha dovuto fuggire.
Namie, ai tempi un sobborgo da oltre 20 mila abitanti, è oggi una città abitata da cani randagi, poche presenze umane che si sono rifiutate di lasciare le campagne circostanti e carcasse animali che hanno già pagato dazio al problema nucleare. Per almeno un decennio le stesse strade che percorrerà la Google Car non vedranno fluire la vita, sempre che la centrale possa essere nel frattempo disinnescata e la minaccia definitivamente fugata. Cosa, ad oggi, improbabile in tempi tanto brevi.
Non è dato sapersi se la Google Car sia stata pilotata da una persona umana o se Google abbia messo a disposizione la propria tecnologia per portare l’auto che guida da sola per le vie della città (senza pericolo per alcuno e con la possibilità di testare la propria tecnologia per una causa estremamente utile). Sebbene The Register non abbia affrontato con Google l’argomento, tale soluzione potrebbe essere stata tenuta in stretta considerazione in virtù dei problemi che una persona umana potrebbe avere a pilotare l’autovettura indossando le necessarie strumentazioni protettive.
Una delle testimonianze più efficaci del post-Fukushima è di produzione italiana ed è firmata Pio D’Emilia: le telecamere del reporter (che solo in questi giorni ha avuto accesso a parte della centrale, testimoniando in presa diretta la nevrosi che circonda i luoghi in cui la minaccia della fusione nucleare è viva ogni giorno) avevano ripreso le zone del disastro già nei mesi scorsi ed oggi il video è disponibile sulla piattaforma Sky:
Le immagini di Namie saranno presumibilmente disponibili online nei prossimi mesi, dopo la necessaria elaborazione delle stesse presso i centri Google. Nel frattempo Google ha avviato in Giappone il proprio Google Public Alert, servizio utile per diramare allarmi pubblici in caso di rischio immediato (terremoto, tsunami, pericolo nucleare). Qualunque ricerca o qualunque accesso a Google Maps e Google Now informerà gli utenti di quanto stia accadendo, rendendo così più semplice la distribuzione di informazioni fondamentali nei momenti dell’emergenza. Ed è noto come l’emergenza, in Giappone, sia ormai da considerarsi una minaccia continua.