Il ministro Corrado Passera l’ha annunciata con un tweet, sabato, senza link ad altre risorse. Nasce così l’Agenzia per l’Agenda digitale, tanto indispensabile per completare il percorso iniziato con l’approvazione della legge 221 a dicembre, quanto forse inaspettata proprio in questo periodo post-elettorale. Ma per il ministro l’agenzia è «un passo avanti per l’Agenda digitale e per dotare i cittadini di servizi più efficienti».
L’agenzia diventa quindi operativa. L’ostacolo principale – il lavoro congiunto di 4 ministeri – è superato, anche se in realtà mancano ancora parecchi passaggi: un conto è approvare lo statuto (PDF) di questa nuova agenzia, un altro è passare alle nomine. C’è soltanto il direttore, Agostino Ragosa, ma non il direttivo, le cui nomine spettano ai dicasteri di Pubblica amministrazione, Sviluppo economico, Istruzione, Economia.
Approvato Statuto di Agenzia per l’Italia Digitale. Altro passo avanti per #AgendaDigitale e per dotare cittadini di servizi più efficienti
— Corrado Passera (@corradopassera) 09 marzo 2013
La questione non è certo passata inosservata. Un governo tecnico a tempo, prima della fine dell’anno 2012 ha nominato il dg di un’agenzia e poi lo statuto di questa, che avrà a che fare con enormi responsabilità rispetto alle scelte strategiche del Paese nell’ottica dell’innovazione. A elezioni concluse e in pieno stallo istituzionale.
Forse non proprio una scelta opportuna, almeno secondo alcune sigle sindacali e alcuni osservatori, preoccupati da una struttura decisamente pesante – 16 posizioni dirigenziali, 150 dipendenti – nominata in estremis da un governo dimissionario e che gestirà più di un miliardo di euro.
Per completare la governance dell’agenda digitale, dunque, si rischia di finire in un cul de sac, cosa che non piace affatto ai responsabili per l’agenda digitale del PD, del PDL e del M5S, che hanno già fatto notare come creare norme transitorie per eleggere un direttivo di 24 mesi di vita in una situazione politica di passaggio non è la premessa per lavorare bene con il futuro nuovo governo.
Tuttavia, è anche vero che l’agenda digitale non aspetta e che le linee guida della legge sono abbastanza chiare, determinate da deliberazioni precedenti: i bandi MIUR, smart city, ad esempio, sono già in pista col decreto 2.0 e bisogna soltanto attuarli anziché prendere altre decisioni politiche.