Con l’avvento del mondo digitale, la sicurezza è divenuta un concetto declinato nelle più diverse sfaccettature. Rendere sicuro un sistema, ad oggi, significa fare in modo che l’accesso allo stesso avvenga soltanto da parte di persone autorizzate ed in tal senso continuano a nascere nuove soluzioni tecnologiche. Ma la risposta definitiva potrebbe essere strettamente legata agli utenti stessi: il futuro della sicurezza, infatti, potrebbe essere il riconoscimento biometrico.
Un primo esempio di tale tecnologia è disponibile da diverso tempo a bordo di svariati computer portatili, muniti di piccoli sensori capaci di riconoscere le impronte digitali del proprietario dello stesso al fine di consentirgli l’accesso. Su un’idea simile si basa anche il progetto lanciato da Microchip con l’obiettivo di portare il riconoscimento biometrico a bordo non solo dei dispositivi elettronici, ma anche di oggetti della vita quotidiana.
Prima di poter utilizzare un qualsiasi prodotto, oppure avere accesso ad un edificio, in futuro potrebbe esser necessario autenticarsi utilizzando non più una password, bensì alcuni parametri univoci del proprio corpo. Che si tratti di armi, porte blindate o altro, un semplice tocco di dita oppure uno sguardo nella giusta direzione potrebbero rappresentare i sistemi di autenticazione del domani, permettendo così di irrobustire sensibilmente la sicurezza di numerosi settori.
Microchip, d’altro canto, ha già dato dimostrazione di quanto un simile sistema possa rivelarsi utile e sta spingendo affinché possa imporsi come nuova soluzione per la sicurezza. Secondo l’azienda, quanto sviluppato nei propri laboratori sarebbe in grado di battere la concorrenza da ogni punto di vista: BodyCom, questo il nome della tecnologia nata nei cantieri di Microchip, permetterebbe infatti di riconoscere un utente utilizzando meno energia, garantendo una maggiore precisione e semplificando la gestione dell’intero sistema.
Da un punto di vista tecnico, BodyCom utilizza lo stesso corpo umano come mezzo per la trasmissione del segnale di abilitazione ad un dispositivo atto a controllare che chiunque tenti di accedere alla risorsa protetta sia effettivamente autorizzato. La comunicazione è bidirezionale e si basa sull’accoppiamento capacitivo tra il corpo ed una serie di componenti elettronici presenti a bordo delle unità mobili che gli utenti dovranno avere indosso per poter ottenere il via libera.
Il corpo, insomma, potrebbe rappresentare il nuovo strumento per l’autenticazione in sistemi digitali, ma allo stesso tempo le classiche password potrebbero non essere accantonate del tutto, bensì potrebbero sfruttare anch’essa il riconoscimento biometrico. Se Google ha ad esempio pensato di rinchiuderle tutte in un anello, presto potrebbero giungere sul mercato piccole chiavette USB atte a tale scopo: una dimostrazione è myIDkey, un prototipo di pendrive capace di archiviare al proprio interno numerose credenziali di accesso e di mostrarle su di un piccolo display OLED esclusivamente dopo che il proprietario ha effettuato l’autenticazione con le proprie impronte digitali.