Nokia non ci sta: con una azione definita «inusuale» dallo stesso gruppo guidato da Stephen Elop, l’azienda ha pubblicato una dichiarazione bellicosa (qui) nei confronti del codec video VP8 e di Google, spiegando a chiare lettere non solo di non voler collaborare al progetto, ma di volersi anzi mettere di traverso sulla strada tracciata dalle strategie di Mountain View.
La storia di VP8 è già oltremodo travagliata, fatta di piccoli passi finalizzati a determinare attorno a VP8 e WebM un nuovo standard voluto, sviluppato, promosso ed imposto da Google. Tuttavia un improvviso ostacolo si frappone sul percorso fin qui compiuto dalle ambizioni del team di Larry Page: Nokia ha fatto sapere di non voler prestare i propri brevetti per questa finalità ed intende anzi farne valere appieno il valore. La dichiarazione del gruppo è estremamente chiara a tal proposito: 64 brevetti e 22 brevetti pendenti sono pronti ad essere portati in sede di giudizio se solo Google tenterà di andare oltre nei propri intenti. Nessuna collaborazione e nessuna licenza FRAND: Nokia se ne lava le mani e porta avanti le proprie ragioni:
Nokia crede che uno sforzo collaborativo per la standardizzazione sia nei migliori interessi di consumatori, innovatori e dell’industria nella sua complessità. Stiamo ora assistendo ad un gruppo che sta tentando di forzare l’adozione della propria tecnologia proprietaria, che non offre alcun vantaggio sull’esistente ed ampiamente diffuso standard H.264, e viola la proprietà intellettuale Nokia. Abbiamo pertanto intrapreso un passo inusuale dichiarando alla Internet Engineering Task Force che non siamo disposti a concedere in licenza i brevetti Nokia che possono ritenersi necessari ad implementare le specifiche RFC6386 per VP8 o per codec derivati
La disquisizione verte in larga parte sul concetto di “apertura”, che Google intende nell’ottica del gratis, mentre Nokia e molti altri gruppi intendono in senso più ampio. I dubbi degli oppositori a VP8 trovano in Nokia una protesta in grado di catalizzare ed unire nuovamente la sponda rivale a far scudo per fermare VP8, ribadendo come le intenzioni di un solo gruppo (peraltro il medesimo gruppo avente in mano YouTube, la principale fonte di video in Rete) non possono essere un traino sufficiente per approdare alla definizione di uno standard che possa realmente definirsi “aperto”.
Se lo standard H.265 funziona a dovere, perché appoggiare i propositi Google, mettendo a rischio uno status quo generalmente approvato e regalando i propri brevetti senza una finalità oggettiva? Nokia mette in tavola la propria posizione e la palla passa a Google: il rischio è che VP8 trovi sulla propria strada un ostacolo troppo ingombrante per poter ambire realmente a divenire uno standard universalmente accettato e supportato.