«Facebook è in un posto molto diverso da quello abitato da Apple, Google, Amazon, Samsung e Microsoft. Stiamo cercando di costruire una comunità». Così parlò Mark Zuckerberg, nella lunga e concordata intervista su Wired, a tutta pagina, in occasione del lancio di Facebook Home. Parole che dicono già tutto dell’intuizione alla base di questa novità per cellulari e tablet: non sfidare sul piano industriale i produttori di device e di sistemi operativi, ma coagularli attorno alla community Facebook.
Si tratta senza dubbio di un’idea intelligente, forse l’unica possibile da parte del social network impegnato nel colossale trasloco di un miliardo di persone dal web alla connettività mobile su device di ogni marca e modello, coi loro rispettivi ambienti e applicazioni.
L’errore evitato
Menlo Park non doveva costruire da sé, e non l’ha fatto, non doveva spendere cifre stratosferiche per sfidare Android, e non l’ha fatto. Doveva mettere del “blu”, dello stile Facebook in quello che già c’era. E ci è riuscito talmente bene che ora la domanda è se non rischia di pensionare il caro vecchio Facebook della versione tradizionale.
Stando al suo credo, forse quello più ostinato di Zuckerberg, per il concetto di social non si può ancora parlare di pensionamento:
Le applicazioni non sono il centro del mondo, lo sono le persone. (…) Negli ultimi 18 mesi abbiamo concentrato i nostri sforzi costruendo buone versioni di applicazioni mobili per Facebook. Ma il disegno era ancora molto vicino a quello che abbiamo sul desktop. Sapevamo che avremmo potuto fare di meglio e siamo entusiasti che la piattaforma Android sia aperta e che ci permetta di costruire queste grandi esperienze. Penso che questo sia positivo anche per Google. (…) Naturalmente, a molta gente piace anche l’iPhone, io adoro il mio, per questo vorrei essere in grado di fornire Facebook Home anche lì.
Insomma, Facebook Home, per quanto molto differente e più moderno, porta con sé la scintilla del Facebook nato nove anni fa: niente per qualcuno, tutto per tutti. Persino andando oltre i rapporti non sempre idilliaci con Cupertino e soprattutto Mountain View.
Il News Feed aveva anticipato Home
Lo specchio del nuovo corso di Big F visto nell’ottica del passaggio web-mobile è certamente il News Feed. Anche per ammissione di Zuckerberg, è il simbolo dell’integrazione di tutti gli ambienti in uno solo, allo scopo di rendere più remunerativa la pubblicità con le storie sponsorizzate:
Avevamo costruito un business veramente buono che ha portato miliardi di dollari con gli annunci laterali. Ma era, sinceramente, una scappatoia perché non erano destinati ad affrontare il complicato problema di realizzare effettivamente annunci che si integrassero con l’esperienza dell’utente. Coi telefoni non c’è spazio per una colonna a destra di annunci, e questo ci ha costretto a pensare a come presentare gli inserzionisti sul social.
Il nuovo News Feed, che sta cominciando a fare la sua comparsa tra gli utenti italiani, è in qualche modo l’anticamera di Facebook Home dentro Facebook. Dove si ritrovano già almeno due elementi fondamentali: l’inclusione di notizie proprie e altrui insieme all’advertising, e dei messaggi di varia origine; il flusso costante di aggiornamenti e notifiche filtrabili ed opzionabili.
Ricordarsi di Graph Search
Pur mancando di funzioni tipiche dello smartphone come il pannello delle applicazioni e la velocità garantita dal trascinamento di queste per il loro immediato utilizzo (Instagram e Messenger su tutte), il Facebook desk resterà ancora per molto tempo in attività. Anche perché il Graph Search è soltanto agli inizi, ed è questo motore ad avere la responsabilità di rafforzare la comunità Facebook.