Google si troverà probabilmente a dover discutere di un nuovo capo di accusa al cospetto della Commissione Europea: la commissione antitrust guidata da Joaquin Almunia ha infatti ricevuto una formale denuncia da parte della coalizione FairSearch, la quale punta in questo caso il dito dritto contro Android. Secondo l’accusa, Google avrebbe sfruttato Android per imporre i propri servizi travalicando ogni regola sulla libera concorrenza. La commissione avrà ora il dovere di verificare nel merito la denuncia, decidendo in seguito se approfondire o meno la questione con una indagine formale.
L’accusa è formata dalla FairSearch, nome ormai noto nelle vicende anti-Google. La coalizione mette infatti insieme tutte le aziende che da tempo tentano di mettere il gruppo di Mountain View alla berlina al cospetto della Commissione Europea, portando avanti la tesi per cui la ricerca del motore dominante viene imposta al mercato con pratiche che l’Europa dovrebbe frenare poiché lesive della libera concorrenzialità. La FairSearch mette assieme nomi quali Microsoft, Nokia, Oracle, TripAdvisor, Expedia ed altri ancora, tutti parimenti interessati a frenare il monopolio Google.
Secondo l’accusa, Android (quota di mercato pari al 70%) sarebbe lo strumento utilizzato dal gruppo guidato da Larry Page per estendere anche al mobile la medesima egemonia già conquistata nel mondo desktop. Nella fattispecie, la denuncia contesta il fatto che Google distribuisce sì gratuitamente il proprio sistema operativo, ma in cambio impone ai partner precise condizioni circa la presenza e la posizione delle applicazioni Google sui device Android. Così facendo, insomma, Google conquisterebbe una posizione di vantaggio rispetto alla concorrenza, annichilendone ogni possibilità competitiva.
Google usa il suo sistema operativo mobile Android come un cavallo di Troia per raggirare i partner, monopolizzare il mercato mobile ed impossessarsi dei dati dei consumatori. Stiamo chiedendo alla Commissione di agire rapidamente e con decisione per proteggere la completizione e l’innovazione in questo mercato critico.
L’accusa entra nel dettaglio spiegando come Google imponga le proprie opzioni: chi intende avere una o più app made in Mountain View, in pratica, viene costretto di fatto a pre-installare l’intero pacchetto, con l’obbligo peraltro di dare alle app una posizione privilegiata sotto gli occhi dell’utenza. La distribuzione gratuita di Android mette in difficoltà la concorrenza e, secondo il teorema FairSearch, il tutto sfugge alle regole grazie allo stratagemma identificato per riaffermare il dominio Google puntando tutto sulla pubblicità e sui servizi.
L’accusa giunge mentre la Commissione Europea è ancora impegnata a capire come e se frenare il dominio del motore di ricerca su desktop, dunque la nuova denuncia giunge ad appesantire una situazione già complessa da tempo. Per la Commissione Europea il ruolo è estremamente delicato poiché, nel delineare eventuali capi d’accusa o possibili sanzioni, determinerà di fatto gli equilibri futuri di un mercato nel quale fino ad oggi “Google” è stato sinonimo primo ed unico di ricerca online.
Joaquin Almunia, da parte sua, avrebbe già dato un primo informale benestare alla denuncia definendola come «un nuovo passo avanti nelle investigazioni». Parole a cui potrà ora far seguito una azione ufficiale da parte della commissione antitrust.