«Sono Simon Dawlat, CEO di AppGratis. Ho fondato AppGratis nel 2008 e da allora non ha mai smesso di funzionare. Oggi, per la prima volta, la mia azienda sta attraversando un momento estremamente difficile». Inizia così la lettera con cui Simon Dawlat, CEO di AppGratis, intende spiegare quanto accaduto negli ultimi giorni. Apple, infatti, ha rimosso l’applicazione dall’App Store senza motivazione alcuna, individuando una qualche irregolarità e ravvedendo così gli estremi per una epurazione senza preavviso. Quando l’utente vede la rimozione di una app, però, spesso ignora tutto quel che vi si cela dietro: un modello di business interrotto, sviluppatori appiedati, sogni infranti.
Venerdì 5 Aprile è stato il giorno in cui Apple ha deciso di rimuovere AppGratis dall’App Store, lasciando i nostri 12 milioni di utenti iOS a chiedersi dove fosse finita una delle loro applicazioni preferite, i miei 45 dipendenti a domandarsi se avrebbero ancora avuto un lavoro il giorno dopo, i miei partner e gli investitori in stato di shock e, da ultimo, me con una situazione assolutamente incredibile da affrontare […].
Continua Dawlat: «Anche se le nostre applicazioni iOS sono momentaneamente indisponibili, il nostro servizio di raccomandazione di app, AppGratis, è attivo e funzionante. Perciò, se fai parte dei 12 milioni di persone fortunate che hanno scaricato la nostra app prima di Venerdì scorso, sappi che AppGratis continuerà ad aggiornarti sulle nuove app gratis e su sconti da non perdere. Così faranno anche il nostro sito web e la nostra newsletter quotidiana». Il CEO smentisce inoltre ogni ipotesi relativa a tattiche spregiudicate per l’accaparramento di mercato. Dopodiché spiega come, soltanto fino a pochi giorni fa, Apple avesse approvato in toto, e in piena consapevolezza, l’app. Una approvazione fatta non soltanto di taciti assensi, ma di vera e propria (e cordiale) assistenza diretta.
Il regolamento
Secondo quanto spiegato, infatti, a partire dall’autunno del 2012 AppGratis si è trovata improvvisamente in violazione di tre punti del nuovo regolamento Apple per il proprio App Store:
2.20 – Gli sviluppatori che spammano sul App Store con molte versioni simili della stessa App saranno rimossi dall’iOS Developer Program
2.25 – Le applicazioni che mostrano app per l’acquisto o in promozione in maniera simile o confondibile con l’App Store saranno respinte
2.12 – Le applicazioni che non sono realmente utili, uniche o semplici siti Web tradotti ad App, o hce non propongono alcun valore in termini di intrattenimento, saranno respinti
AppGratis spiega di aver avuto l’assistenza di due addetti dell’AppStore per verificare che tutto fosse in regola, così da poter proseguire con le attività nonostante non si comprendesse l’introduzione di norme tanto stringenti ed al tempo stesso tanto aleatorie da aprire a qualsivoglia interpretazione. E così, discutendo il regolamento punto per punto, AppGratis ha ottenuto una nuova approvazione:
A proposito dell’articolo 2.25: siamo stati in grado di dimostrare con forza che AppGratis non aveva niente a che vedere con l’App Store. L’App Store è un catalogo che ospita 1 milione di app. AppGratis è un media che recensisce un’app al giorno come fanno migliaia di altri siti, blog e applicazioni su questo pianeta. Si tratta di una meccanica abissalmente diversa. Abbiamo ricevuto un OK su questo punto.
A proposito dell’articolo 2.12: come abbiamo detto in un altro post del blog, AppGratis si basa su un’interfaccia semplice. Ma, alla base, è un prodotto estremamente solido. Siamo stati in grado di provare a C. e K. la profondità, la complessità e l’utilità del nostro prodotto dal punto di vista tecnico, e anche l’importanza delle nostre raccomandazioni editoriali per gli utilizzatori. Abbiamo ricevuto un OK anche su questo punto.
Per quanto riguarda l’articolo 2.20: abbiamo concordato sulla necessità di preparare un importante aggiornamento della nostra applicazione che unificasse tutte le nostre applicazioni esistenti in una sola. In realtà, presentendo questa necessità, avevamo già ideato un prodotto, che era all’epoca in versione beta. Abbiamo quindi deviato tutti gli sforzi dei nostri ingegneri per terminarlo al più presto e siamo riusciti ad inviarlo ai server di Apple in tempi record. Tutti insieme abbiamo compiuto uno sforzo immenso, lavorando insieme, tutti e 45, per rendere di nuovo la ricerca di applicazioni un’operazione semplice.
La conferma è giunta nel novembre 2012, quando Apple ha approvato AppGratis per iPhone 3.0. Poco dopo ecco arrivare 13,5 milioni di dollari da nuovi investitori e quindi, soltanto una settimana fa, ecco approvata la versione 3 della nuova app per iPhone.
La rimozione
Venerdì scorso, pochi giorni dopo l’approvazione da parte di Apple della nostra ultima versione per iPad, un nuovo membro del team di Apple, R., con cui nessuno nella mia squadra era mai stato in contatto prima, è spuntato quasi di punto in bianco e, dopo aver provato a chiamarmi 3 volte, non riuscendo a parlarmi (perché ero in aereo), ha deciso di rimuovere le nostre app dall’App Store, sulla base dell’articolo 2,25 e anche dell’articolo 5.6, secondo il quale:
5.6 – Le App non possono usare notifiche Push per inviare pubblicità, promozioni, direct marketing di qualsiasi tipo
Ancora un’altra sorpresa per noi, dal momento che inviamo una sola notifica al giorno ai nostri utilizzatori, nella forma generica di un messaggio approvato dagli utilizzatori, che cita semplicemente che “L’offerta del giorno è disponibile” – e che è esattamente quello che Apple consiglia agli sviluppatori di utilizzare -.
Simon Dawlat si dice sconvolto per quanto accaduto: a seguito della rimozione, Apple ha ancora portato avanti un responsabile del gruppo per confermare le violazioni indicate, ma non ha saputo offrire spiegazioni più dettagliate.
E questo è più o meno il punto in cui ci troviamo ora: storditi dal fatto che Apple abbia preso la decisione di distruggere un simile prodotto al seno del suo ecosistema, ma più che mai convinti che stiamo agendo bene, e sicuri di svolgere un’importante missione nel frammentato mondo della scoperta di app
AppGratis cerca ancora un contatto con Apple per ottenere spiegazione per quanto accaduto, promette novità in ogni caso e tenta con l’ottimismo di svincolarsi da un vicolo cieco nel quale Apple ha obbligato l’azienda, 45 dipendenti ed oltre 12 milioni di utenti. Ma lo fa mettendo nero su bianco la propria storia, gli eventi che hanno portato alla cacciata e le emozioni che hanno accompagnato una epurazione che si ritiene immotivata, immeritata e soprattutto lasciata senza alcuna spiegazione specifica.