Comandi, messaggi, indicazioni stradali, note private: Siri analizza ogni giorno centinaia di frasi. Ogni singola parola pronunciata all’assistente virtuale di Cupertino finisce sui server Apple, dove viene tradotta in codici comprensibili per il sistema, a loro volta translati in una risposta. Ma cosa se ne fa la Mela di tutti questi dati?
Da qualche tempo si parla di Siri e di privacy. E le prospettive per l’utente, almeno di primo acchito, non sono parse delle più rosee. Come riutilizza Apple questi dati? Quel che si pronuncia all’assistente vocale è davvero privato? Quanto tempo viene conservato il malloppo orale della mela morsicata? A sollevare queste problematiche sono state numerose associazioni dei consumatori e singoli professionisti, tra cui Nicole Ozer, l’avvocato dell’American Civil Liberties Union che per prima ha portato la questione agli onori della cronaca.
Oggi è la stessa Apple a rispondere, per bocca della portavoce statunitense Tracy Muller:
«La privacy dei nostri clienti è per noi davvero importante. […] Apple può conservare dati anonimi di Siri fino a due anni. Se un utente disattiva Siri, però, sia gli identificativi che i correlati dati sono immediatamente cancellati.»
Perché siano necessari due anni non è dato ben sapere, forse Cupertino semplicemente si vuole proteggere da rivalse o cause legali. Fatto sta che i dati raccolti rimangono anonimi, ovvero il “cervellone centrale” dell’assistente vocale non ha memoria di chi effettivamente abbia detto cosa. Un mezzo sospiro di sollievo per gli utenti, insomma, anche se rimangono aperte alcune questioni. Così come la stessa Ozer sottolinea, infatti, non è ben facile capire perché Apple non abbia incluso queste indicazioni sulla riservatezza dei dati nella pagina ufficiale dedicata a Siri, un fatto che aumenterebbe di certo la trasparenza nei confronti dei consumatori. Niente allarmismi, in definitiva, ma quando si utilizzano feature che poggiano su server d’archiviazione remoti è forse meglio prestare un poco d’attenzione in più a quel che si dice. Chissà che qualcuno non rivanghi nel passato con ben 24 mesi di disponibilità di ogni comunicazione.