Si parla molto in Rete dell’indiscrezione emersa nelle ultime ore sulla possibile sostituzione in corsa di Tim Cook come CEO di Apple. La dirigenza non sarebbe contenta – si dice – e il calo in borsa dell’ultimo periodo non porterebbe a nulla di edificante. Forbes, la testata che per prima ha dato notizia di queste speculazioni giornalistiche, ha però voluto andare a fondo della vicenda. E gli esiti sono tutto fuorché positivi: vi sarebbe in corso una campagna sotterranea per screditare l’azienda agli occhi degli investitori.
«Non sono amici di Apple e non hanno a cuore il migliore interesse per l’azienda»: così scrive Forbes, nel sottolineare come le indiscrezioni su un rimpiazzo a Cook provengano da ambienti lontani da Cupertino e, con tutta probabilità, nemmeno riflettano le volontà della Mela stessa. Senza troppi rimorsi, la testata pubblica anche i nomi dei possibili responsabili.
Si parte da Doug Kass, un esperto di fondi e investimenti spesso sulle frequenze di CNBC. Forbes ne parla come un individuo ostile alla Mela Morsicata, tanto da «twittare un rumor sul possibile annuncio di un dividendo: gli stock sono saliti, ha venduto le sue azioni a profitto e poi ha twittato sostenendo l’indiscrezione fosse infondata, passando il resto della giornata a scagliare insulti ai suoi detrattori». È proprio Doug Kass a pubblicare su Twitter la speculazione sul rimpiazzo del CEO («is Tim Cook Cooked?»), affidando la fonte al suo “gnomo delle Alpi”.
Non vi sarebbe, però, solo Kass nella lista dei responsabili individuata da Forbes. Oltre all’analista – divenuto famoso per aver pubblicato un libro critico su Apple per coincidenza il giorno prima dell’inizio del calo delle azioni in borsa – vi sarebbe anche Rob Enderle, un collaboratore di Dell, Microsoft e HP, colpevole di aver scritto “The Impossible Task Of Fixing Apple”. E infine Forbes rivolge l’accusa anche a se stessa per aver dato adito a questi rumor, a seguito delle bacchettate ricevute da MacWorld, che ha definito questi due giorni di indiscrezioni come «un accanito spettacolo clownesco di collaboratori anti-Apple».
Insomma, lo scenario tratteggiato non lascia molti dubbi sulla fondatezza di certe dichiarazioni: Tim Cook pare possa davvero dormire dei sonni tranquilli, anche perché la dirigenza Apple si è sempre detta soddisfatta del suo lavoro, soprattutto a fronte di 137 miliardi di dollari cash portati nelle tasche del gruppo. Se non altro, la nascita di testimonianze poco credibili su comportamenti d’urgenza della Mela è una buona cartina al tornasole di come Cupertino continui a essere un avversario incredibilmente temibile sul mercato.