Il Consiglio di Stato ha dato il via libera al regolamento del Ministero dello Sviluppo Economico (MISE) che disciplina gli obblighi e le modalità di intervento a carico degli operatori, in caso di interferenze provocate dal segnale LTE sulle trasmissioni digitali terrestri. La sua validità avrà inizio dal giorno della pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale e fino al 31 dicembre 2016. Il decreto sancisce che le spese dovranno essere ripartite in base ai blocchi di frequenze in banda 800 MHz possedute da Wind, Telecom Italia e Vodafone, secondo le percentuali del 50%, 25% e 25%, rispettivamente.
Come precedentemente segnalato, Wind dovrà contribuire al fondo per il 50% in quanto si è aggiudicata frequenze “sporche”, ovvero più adiacenti alle frequenze utilizzate per la trasmissione del segnale digitale terrestre. Le singole quote potranno però subire modifiche se la situazione reale è diversa da quella ipotizzata mediante le sperimentazioni. La percentuale a carico di Wind, ad esempio, potrebbe diminuire se le interferenze saranno inferiori al previsto.
I fenomeni interferenziali sono dovuti ai blocchi di frequenze nell’intervallo 790-862 MHz che possono ostacolare la ricezione delle trasmissioni DTT operanti in banda IV e V (canali 21-60). L’utente che non vede alcuni o tutti i canali (disturbo selettivo o saturazione) dovrà segnalare il problema alla Fondazione Ugo Bordoni tramite call center (800 126 126) o il sito Web HELP Interferenze. Dopo aver appurato che il disturbo è causato dalle reti LTE, la Fondazione contatterà gli operatori che dovranno provvedere al ripristino del segnale televisivo, eventualmente installando un filtro antenna con le caratteristiche tecniche indicate nelle norme CEI 100-7.
L’operatore che non rispetta l’obbligo di intervento, entro i tempi stabiliti, sarà soggetto ad una penale pari a 5 punti percentuali aggiuntivi rispetto a quelle indicate. Se la violazione è di particolare gravità o se l’inadempimento si verifica più di due volte in un trimestre, il Ministero può disporre della sospensione fino a sei mesi dell’uso delle frequenze in banda 800 MHz.