Il nuovo melafonino potrebbe non chiamarsi iPhone 5S, così come tutti si aspettano. Il nome è tratto dalla stessa tradizione Apple che, ormai da anni, lancia in un biennio l’accoppiata “versione di base – versione S”, soprattutto quando tra un device e l’altro non vi è un cambiamento estetico. Secondo delle indiscrezioni provenienti dall’Inghilterra, però, per questa tornata Cupertino avrebbe deciso di fare differentemente.
Ne aveva già parlato qualche tempo fa Ken Segall, esperto di advertising ed ex collaboratore di Apple, specificando come l’aggiunta di una “S” al nome del melafonino non faccia altro che togliere valore al device agli occhi dell’utente. Quella lettera sembra suggerire si tratti solo di un aggiornamento, perché allora spendere denaro in un dispositivo che rimane vagamente simile a quello già in possesso? Alle lecite considerazioni di Segall, si aggiunge oggi uno screenshot rubato dal database interno di Vodafone UK, dove il nuovo melafonino è semplicemente chiamato iPhone 6.
Si tratta ovviamente di un leak da prendere con le pinze perché, oltre a non esserne la fonte certa, è normale che i carrier anticipino l’uscita di uno smartphone aggiornando i loro archivi con dei segnaposto. La dicitura iPhone 6, di conseguenza, potrebbe essere solamente una deduzione fallace dell’operatore, in via di modifica non appena le informazioni sul melafonino non si faranno più certe. Ma in linea teorica, non si tratta forse di una scelta intelligente?
Il nuovo iPhone sembra proprio non si differenzierà dall’attuale iPhone 5, almeno a livello di design. Si parla della presenza di un lettore di impronte digitali, di una fotocamera da 12 megapixel, di una nuova disponibilità di RAM e di un super-performante processore A7. Esternamente, tuttavia, rimarrà identico al suo predecessore. Di primo acchito appare perciò lecito l’uso del nome iPhone 5S, per indicare la versione aggiornata del terminale pur in assenza di una vera e propria rivoluzione. Optando per iPhone 6, però, si regalerebbe all’utente un valore che va ben oltre a qualsiasi caratteristica tecnica: il possesso di un “nuovo” iPhone, non di un sequel e tantomeno di un aggiustamento in corsa della versione precedente. Lo dimostrano gli insistenti rumor sul possibile lancio di un iPhone low cost: nonostante le funzioni sottostimate rispetto al top di gamma e un prezzo che comunque non ricalcherà di certo le tariffe entry-level della concorrenza, gli utenti non vedono l’ora di mettere le mani su qualcosa di “nuovo”. Chissà, allora, che Ken Segall non ci abbia visto giusto.