Oggi sono stati depositati due progetti di legge che ricalcano alla perfezione la famosa legge-bavaglio sulle intercettazioni di cui tanto si parlò in una passata stagione politica. Un «gesto politico», lo ha definito Enrico Costa, il deputato del Pdl che riprendendo quel testo ha anche ridato vita all’ennesimo fantasma che si aggira tra le macerie della lunga battaglia tra la politica e il web: l’ammazzablog. Il testo che obbligando alla retifica i gestori dei blog secondo il medesimo schema degli organi a stampa avrebbe conseguenze terribilmente dannose per la Rete.
L’ammazzablog era contenuto nella legge sulle intercettazioni che rappresenta l’ultimo stadio della guerra tra il fronte che ha una visione ristretta della Rete e coloro che ne hanno una visione aperta. Con tutte le complesse sfumature che spesso in Italia non trovano adeguato spazio.
Sembra davvero incredibile, ma le parole dei testi appena depositati come primo firmatario non lasciano adito a interpretazioni, soprattutto nel caso della proposta 925:
Modifiche alla legge 8 febbraio 1948, n. 47, al codice penale e al codice di procedura penale in materia di diffamazione, di diffamazione con il mezzo della stampa o con altro mezzo di diffusione, di ingiuria e di condanna del querelante.
C’è tutta la questione sollevata in queste settimane, dalle polemiche sulla Boldrini a Grillo. La sensazione è che tutto quanto è stato detto sinora abbia spianato la strada: una certa politica è tornata sul piede di guerra, con la stessa mentalità che immagina la diffamazione tramite la Rete come una aggravante.
Costa ha dichiarato di essere interessato alle parti dedicate alle intercettazioni, ma riprendendo il testo, che si arenò nell’autunno del 2011, riprende anche quelle parti che riguardano il rapporto tra espressione e responsabilità sulla Rete. Cioè, a meno di una illuminata forma di scrematura, anche il famigerato Comma 29.
La stagione è cambiata, il clima politico. È parso subito di capirlo, dopo le sentenze contro i blogger, le polemiche strumentali sull’hate speech. Per capirlo basterebbe leggere questo post di Roberto Cassinelli, il parlamentare (anche lui Pdl) che giocò un ruolo fondamentale nel portare avanti un emendamento che salvasse la blogosfera dagli effetti più nocivi del Ddl Alfano. È passato un anno esatto. Sembra un sogno lontano.
L’Italia che doveva essere delle startup e dell’agenda digitale, ora discute ancora delle stesse cose che erano state a ragion veduta combattute e seppellite, due, tre, quattro anni fa. Con gli stessi protagonisti, in ruoli differenti: da Costa ad Alfano, passando da Cassinelli a quel D’Alia che all’epoca fu protagonista di un emendamento molto discusso e oggi è addirittura ministro. In fondo, questo spiega già tutto.
#ilrumoredeinemici
storia di una guerra ideologica