Per capire come sarà l’auto del futuro non è necessario guardare in alcuna sfera di cristallo: è sufficiente misurare l’esperienza d’uso delle nuove generazioni. Altran ci ha provato, ricavandone dati inequivocabili: il modo in cui l’automobile viene percepita è mutato profondamente nel tempo, tanto che le generazioni dei guidatori di domani spostano i loro paradigmi apprezzando nell’auto più l’intelligenza che non la potenza. Cambia dunque tutto: cambia il modo di sviluppare, cambia il design, cambia il marketing, cambia la distribuzione dei valori.
In occasione della presentazione del nuovo Testing Center di Torino, il gruppo Altran ha svelato la propria vision per il futuro: un’auto “Open & Connected“, un prototipo che l’azienda è in grado di fornire chiavi in mano a qualunque produttore voglia iniziare il percorso necessario verso l’evoluzione dell’automotive. E non si tratta soltanto di un nuovo sistema embedded come molti se ne sono visti negli anni: la soluzione Altran porta l’intelligenza di bordo ad un livello nuovo, creando un ecosistema complesso tra hardware, software e servizi, mettendo i viaggiatori al centro dell’esperienza e dotando l’auto di quanto necessario per ottimizzare l’esperienza di viaggio.
Open & Connected Car: vedi tutte le immagini
Altran, gruppo da 1,4 miliardi di euro di fatturato e già in collaborazione con tutte le maggiori case automobilistiche, ha sviluppato la propria piattaforma su hardware Intel ed attorno alla base del sistema operativo MeeGo 1.2. L’idea è quella per cui una piattaforma aperta possa offrire all’utente piena libertà di scelta, con piena compatibilità con ogni piattaforma e potendo così interfacciare con l’abitacolo qualsiasi desktop o qualsiasi smartphone e tablet si desideri.
Un file musicale può fluire dallo smartphone all’abitacolo, essere controllato con i comandi al volante ed essere condiviso con gli altri compagni di viaggio. Così un filmato, che può essere proiettato tramite DLNA (o tramite un protocollo proprietario denominato TDI) sui monitor di bordo. L’auto può riconoscere automaticamente il pilota e personalizzare l’interfaccia sulla base delle scelte antecedenti. A tutto ciò si aggiungono applicazioni appositamente sviluppate, utili a migliorare l’esperienza di viaggio e disponibili su un futuro marketplace che potrebbe venirsi a creare attorno a questo tipo di soluzione. Altran dimostra ad esempio “Green Driving”, un’app in grado di misurare giri motore e marce innescate per indicare al pilota le istruzioni necessarie per ridurre i consumi e l’inquinamento generato con il proprio stile di guida.
La proposta Altran non è nel futuro: esiste, oggi, ed è disponibile. La dimostrazione è stata effettuata sulla base del software open source Genivi (a cui collaborano grandi nomi dell’automotive al fianco di Samsung, Qualcomm, Nvidia, Intel, McAfee). Sta alle case automobilistiche valutare se e come declinare l’offerta alle proprie necessità. La piattaforma del resto può salire a bordo dell’auto come nell’abitacolo di un mezzo pesante, nonché rendere più intelligente l’uso di mezzi per l’agricoltura ed altro ancora. Il prototipo è cosa fatta, mentre soltanto ora iniziano le valutazioni utili a comprendere il modo in cui le soluzioni ingegneristiche messe a punto possano diventare vero affare di mercato.
Da tempo si guarda al mercato automotive come un mercato ormai saturo, privo di novità e la cui domanda è messa al giogo tanto da una crisi economica di livello storico, quanto dall’impossibilità di fuoriuscire dai canoni che avevano scritto il successo dell’auto nel secolo antecedente. L’arrivo di dotazioni intelligenti per le auto del futuro è la scintilla che può cambiare la situazione: mentre Google sviluppa la propria soluzione negli Stati Uniti, Altran lavora alla propria piattaforma a cavallo tra Francia e Italia, riversando sull’automotive l’esperienza accumulata nello sviluppo di Intelligent System applicabili in più contesti.
Ed attraverso Altran si può sì guardare nello spioncino per adocchiare il futuro: auto connesse monitorabili da remoto, in grado di prevedere possibili danni strutturali prima ancora che avvengano disfunzioni, utili a ridurre l’errore umano che causa la maggior parte degli incidenti, capaci di rendere semplice e sicura l’esperienza online di bordo. Auto in grado di leggere feed ed aggiornamenti sui social network al conducente (il quale non dovrà distogliere la vista dalla strada). Auto in grado di interagire tanto con il pilota (quando già non guidano in autonomia come nel caso delle Google Car), quanto con server remoti capaci di gestire tramite cloud computing informazioni aggregate: la “Internet of thing” passa anche dalle quattro ruote, ed anzi proprio in questo contesto potrà probabilmente raccontare le cose più interessanti già nel breve/medio periodo.