L’arrivo di iOS 7 non è gradito proprio a tutti: tra l’entusiasmo degli utenti Apple e i consensi praticamente unanimi della stampa specializzata, si solleva sui social network un lamentio compatto e senza freno. È quello degli utenti Android, nelle ultime ore pronti ad accusare la Mela di aver copiato il robottino verde. Ma è davvero così?
iOS 7, il sistema operativo mobile elaborato da Jonathan Ive, rivoluziona completamente il mondo degli iDevice così come lo si è conosciuto fino a oggi. Scompare lo scheumorfismo – un design che Scott Forstall aveva reso quasi imbarazzante, si pensi ad esempio alla tavolata da gioco di GameCenter – e l’interfaccia si fa leggera, rapida, poco ingombrante, piegata alle esigenze dell’utente. Le semitrasparenze sottolineano la centralità dell’utilizzatore, non distogliendolo mai dalle sue attività, la GUI con profondità 3D ne segue i movimenti affinché lo smartphone o il tablet si adattino perfettamente a qualsiasi situazione d’uso.
Eppure in Rete sono altri i fattori che destano perplessità. Sui social, su Twitter in particolare, si leggono frasi come «lo sfondo bianco l’ha inventato Google», «le nuvolette blu sono quelle di Jelly Bean» e addirittura «han copiato l’interfaccia da Samsung», una frase decisamente nonsense considerato come il colosso coreano non progetti i propri sistemi operativi ma si avvalga di quello di Google, personalizzandone poi icone e alcuni servizi. È vero: in iOS 7 il bianco diventa predominante, le nuvolette dei messaggi sono blu e alcune indicazioni dei menu azzurre, colore già scelto da Big G da ICS in poi. Ma si può parlare di plagio?
L’abbandono dello scheumorfismo tipico di Apple ha portato a un’interfaccia piatta, tipica del flat design. E questo può renderla simile a migliaia di altri prodotti che si avvalgono del flat design, siano essi degli smartphone o dei siti Web. Questa filosofia grafica fonda le proprie regole sulla familiarità per l’utente, ricorrendo a colori pressoché standardizzati per essere più user-friendly: se si fa caso, tutti i servizi che adottano il flat design tendono a proporre diciture menu in azzurro, funzioni abilitative in verde (esempio: la risposta a una chiamata) e funzioni negative in rosso (esempio: il rifiuto di una chiamata). Allora non si può dire che Apple abbia abbia propriamente copiato Android, bensì come abbia seguito le norme di base del flat design a cui Android già da tempo ha fatto vago riferimento, pur rimanendo quest’ultimo un ibrido tra GUI semplice e scheumorfismo.
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Basta però confrontare le singole schermate dei due sistemi operativi per comprendere come, oltre ai colori scelti, rimangano due sistemi d’animo sostanzialmente diverso. I menu rimangono separati – in Android prevale il nero o il bianco, a seconda della configurazione del produttore, in iOS si ha la semitrasparenza – le funzioni rimangono differenziate. iOS mantiene il suo piglio estremamente user-friendly – a prova di dummies come direbbero gli anglossasoni – a discapito della disponibilità di alcune funzioni, Android abbonda in feature e personalizzazione ma spesso scivola sull’usabilità. Si tratta di mondi che forse si stanno avvicinando – o meglio, stanno seguendo le tendenze del momento in fatto di GUI – ma parlare di plagio sembra fin troppo azzardato. È anche pur vero che Apple, su queste vaghe somiglianze, ha fondato anni di cause legali contro il robottino verde, quindi la critica potrebbe essere a due direzioni. E i lettori che ne pensano?