Giugno è ormai tradizionalmente il mese del Gay Pride in quasi tutte le nazioni dell’occidente: dagli Stati Uniti all’Italia, milioni di persone si mobilitano per i diritti della comunità LGBT. Fra i tanti spicca di certo il Pride di San Francisco, patria della comunità omosessuale e dei moti degli anni ’70 con Harvey Milk, noto per la sua grandezza e i suoi colori. Nonostante quest’edizione sia stata più pudica del solito – ieri non sembra essersi visto il nudo completo solitamente tollerato, vietato da inizio anno nella cittadina per questioni igieniche – una sorpresa gradita ha stupito i manifestanti a stelle e strisce: Mark Zuckerberg e i dipendenti di Facebook sono scesi in corteo.
È stato un Pride molto sentito e gioioso quello di ieri nelle strade di San Francisco, anche perché giunto nella stessa settimana dell’abbattimento delle limitazione del DOMA del 1996, il Defence Of Marriage Act che ha per anni reso il matrimonio omosessuale incompatibile con le normative degli Stati Uniti. Non è però raro vedere in corteo portavoce e dipendenti delle tante società tecnologiche della Silicon Valley – la California è pur sempre la patria dell’informatica – ma nessuno si sarebbe mai atteso Zuckerberg in persona.
Il fondatore di Facebook, accompagnato da ben 700 dipendenti del social network, si è mostrato divertito e per nulla preoccupato per la sua incolumità – si tratta pur sempre di un personaggio pubblico di caratura internazionale – su un carro, un tipico tram della cittadina preso in prestito. Con la maglietta blu con la scritta “Facebook” d’ordinanza, adesivi e timbri con il pollice verso e la scritta “Like”, il fondatore del social network ha interagito con tutti i presenti ridendo e scherzando senza sosta. E ha ribadito come nella sua società non vi sia spazio per la discriminazione, un fatto già più volte certificato anche dalla produzione di un video per la campagna “It Gets Better”.
Non solo Facebook, però, anche Google ha partecipato al Pride con ben 1.400 dipendenti. E a seguire EA, Apple, Zynga, Microsoft, il team Xbox e molte altre società hi-tech hanno mandato dipendenti o delegazioni in marcia. Difficile non notare, purtroppo, la differenza con la realtà italiana: sono pochissime le aziende tricolore che decidono di appoggiare esplicitamente la festa del Gay Pride e poche – quasi nessuna – partecipa al corteo. D’altronde, sullo Stivale ogni anno si accendono le solite polemiche sull’opportunità dell’orgoglio gay, con i soliti tira e molla con le amministrazioni locali per la concessione di spazi e autorizzazioni, gli attacchi sulla stampa e i programmi TV indignati.