Il Parlamento europeo ha adottato una risoluzione a maggioranza trasversale (483 favorevoli, 98 contro e 65 astenuti) che avvia una indagine sulla NSA e sospende gli accordi di data sharing tra le due sponde dell’Atlantico. Anche se le posizioni dei partiti sono differenti, è passata una linea abbastanza netta: le risposte americane sono insoddisfacenti. I rapporti Usa-Europa hanno raggiunto il loro punto più basso dall’esplosione del caso.
La prima risposta del 30 giugno (PDF) è ormai acqua passata, tanto che nelle giornate successive non c’è praticamente stato un solo momento in cui non siano sorte sollecitazioni, dichiarazioni, da Bruxelles o da Strasburgo, che facessero presagire il clima infuocato della politica continentale dopo le clamorose rivelazioni sulle pratiche di sorveglianza dell’agenzia di sicurezza nazionale americana, potenzialmente ai danni della privacy dei cittadini europei.
Il lavoro dei commissari a Bruxelles
Negli ultimi tre giorni prima del voto all’assemblea plenaria molti commissari europei avevano cercato di concentrare l’attenzione sugli strumenti propositivi, come le nuove norme sulla protezione dati, raccomandate da Viviane Reding, oppure sulle opportunità che questa crisi diplomatica può rappresentare per chi crede fermamente nell’agenda digitale europea, materia di Neelie Kroes.
Delivering a more secure digital Europe should be every politician’s top priority: even more so now. http://t.co/HgnrlTB7H1 #PRISM
— Neelie Kroes (@NeelieKroesEU) July 3, 2013
Steelie Neelie è impegnata a costruire un continente connesso, ma è ben consapevole di cosa significhi vivere nell’era dell’informazione totale anche dal punto di vista competitivo. Come ha spiegato in un discorso ieri – nelle stesse ore della risoluzione europea – all’European Cloud Partnership Board a Tallin, in Estonia:
Se i clienti di cloud europei non possono fidarsi del governo degli Stati Uniti, allora forse non si fidano neppure dei cloud provider statunitensi. Se ho ragione poi ci sono molti miliardi di euro di conseguenze per le aziende americane. (…) Perciò la privacy non è soltanto un diritto fondamentale, ma può anche essere un vantaggio competitivo. Aziende focalizzate sulla privacy dovranno essere aiutate a venire alla luce. Questa sarebbe una società intelligente. Le società europee dovrebbero approfittarne e fornire servizi con una migliore tutela della privacy.
La risoluzione di Strasburgo
In attesa di capire come si possa tutelare la privacy dei cittadini europei – senza dimenticare che il vizietto riguarda almeno altri due paesi: Inghilterra e Francia – l’Europarlamento ha adottato un documento che ha pochi precedenti.
La RISOLUZIONE 0322 “sul programma di sorveglianza dell’Agenzia per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti, sugli organi di sorveglianza in diversi Stati membri e sul loro impatto sulla vita privata dei cittadini dell’Unione europea” invita gli Stati Uniti a sospendere e rivedere le leggi e i programmi di sorveglianza che violano il diritto fondamentale dei cittadini UE così come la sovranità e la giurisdizione d’Europa.
Le richieste sono molte, quelle più rilevanti vanno a incidere sui rapporti Usa-EU e riguardano gli accordi relativi ai codici di prenotazione PNR (Passenger Name Record) e il programma di controllo delle transazioni finanziarie dei terroristi (TFTP). I due accordi si basano sulla mutua assistenza e lo scambio di dati sensibili e la risoluzione consentirebbe alla Commissione Europea di sospendere tutto, ma è bene precisare che si tratta di un documento non vincolante. Nel testo si fa cenno anche agli accordi di libero scambio, ma è già emerso nel dibattito precedente al voto che la cosa migliore è escludere questo trattato economicamente così importante dalla questione NSA.
La risoluzione incarica inoltre la Commissione per le libertà civili, la giustizia e gli Affari interni di condurre un’indagine approfondita sulla questione, in collaborazione con i parlamenti nazionali e il gruppo di esperti UE-USA istituito dalla Commissione, e di riferire in merito entro la fine dell’anno.