Un paese propenso alla comunicazione digitale, ma alle prese con debolezze infrastrutturali che ne tarpano le potenzialità. Questa immagine potrebbe riassumere la lunga relazione annuale che stamani il presidente dell’AgCom, Angelo Marcello Cardani, ha illustrato nella sala della Regina di Palazzo Montecitorio. La prima sezione del documento è dedicata alla Rete.
Nella sua introduzione Cardani ha subito evidenziato il ruolo sociale ed economico di Internet e anche la frizione tra le spinte centrifughe delle reti sociali e la questione del controllo di cui l’agenzia è incaricata: d’altra parte, non fosse stato così interessato non avrebbe aperto una consultazione pubblica soltanto pochi mesi fa.
Il web è uno strumento di servizio e scambio di merci, ma anche una piattaforma di comunicazione e interazione sociale in cui si intrecciano diritti individuali (di espressione, all’informazione, alla privacy) con le garanzie proprie di un mezzo di comunicazione di massa (pluralismo, parità di accesso, legalità). Questi aspetti sono di vitale importanza per Agcom, istituzione i cui valori fondanti si basano sull’essere Garante delle comunicazioni.
#Cardani una fetta della popolazione è ai margini della rete. I nativi digitali traghettatori verso la modernità #agcom2013
— AGCOM (@AGCOMunica) July 9, 2013
relazione @agcomunica Cardani prima di telefonia o tv parla di internet. bravo!
— Stefano Quintarelli (@quinta) July 9, 2013
I capitoli della relazione
La Relazione annuale del Garante si compone di una introduzione all’ecosistema digitale, un capitolo sui mercati della comunicazione (web, radio, televisione, pubblicità, servizi postali), poi un lungo capitolo di 172 pagine sugli interventi dell’AgCom sulle reti, le controversie tra operatori, la vigilanza, la tutela del diritto d’autore e del consumatore, e infine un capitolo sui rapporti istituzionali. Un rapporto che necessita di una lettura attenta e meditata prima di dare giudizi, ma che già presenta alcuni spunti che riguardano, ancora una volta, il difficile rapporto tra il Garante e la Rete.
Diritto d’autore, par condicio: l’AgCom aspetta la politica
Nella sua relazione a Montecitorio Cardani ha speso molte parole sulle telecomunicazioni, il problema frequenze, la Rai, gli aspetti della libera concorrenza in un mercato profondamente mutato, ma non sono sfuggiti riferimenti ad alcuni temi chiave della Rete sui quali non erano mancate anche delle pesanti critiche. Un esempio è la questione par condicio, che il presidente considera ormai vetusta, scottato dal brutto incidente alle scorse elezioni:
Una legge pensata per un sistema bipolare e che evidenzia pesanti limiti applicativi in un contesto di competizione politica sempre più frammentato e con regole di comunicazione in continua evoluzione. Da parte nostra stiamo procedendo ad una revisione della disciplina regolamentare. L’auspicio è che il Parlamento intraprenda un percorso analogo. Non mancheremo di segnalare le principali criticità.
#Cardani se Parlamento adotta legge su#diritto autore #agcom lieta di conformare propria azione a nuove scelte legislative
— AGCOM (@AGCOMunica) July 9, 2013
Anche sulle telco e il diritto d’autore l’AgCom non ha mai nascosto la volontà di occuparsene con strumenti più efficaci. La mentalità di Cardani è nota: trasferire agli over the top le norme previste per le telco e rafforzare il potere dell’agenzia per la difesa della proprietà intellettuale anche sul web. Compresa la lezione sulla delicatezza di una eventuale delibera unilaterale, resta sul tavolo la possibilità di un passaggio legislativo:
L’esperienza della precedente consiliatura indica chiaramente che sarà una sorta di “corsa ad ostacoli”. Ci stiamo allenando. L’azione dell’Autorità seguirà scrupolosamente il quadro normativo vigente e si baserà sui tre pilastri fondamentali:
– l’educazione alla legalità;
– la promozione dell’offerta legale, entrambi passi di capitale importanza;
– lo strumento dell’enforcement, con l’adozione di un regolamento rispettoso dei principi di garanzia, ragionevolezza, proporzionalità dell’azione amministrativa.
Naturalmente, qualora il Parlamento intervenisse ad adottare una riforma della legge che tutela il diritto d’autore per adeguarla alla nuova realtà tecnologica e di mercato, l’Autorità sarebbe lieta di conformare la propria azione alle nuove scelte legislative.