Secondo una ricerca condotta da Cushman&Wakefield, il settore dell’e-commerce è molto vitale con una crescita media del 18% negli ultimi 3 anni. Globalmente, le vendite sul web generano il 4% del giro d’affari dello shopping classico. In Italia, però, l’e-commerce, nonostante gli indubbi sviluppi degli ultimi anni, è ancora un settore poco sviluppato e pieno di contraddizioni. La ricerca di Cushman&Wakefield evidenzia infatti come il nostro mercato per ampiezza sarebbe molto promettente. Per dimensioni siamo infatti al decimo posto assoluto superando Paesi ben più grandi come per esempio Canada e Brasile.
Peccato però che l’Italia sprofondi invece al 28° posto su 50 per quanto riguarda lo sfruttamento e lo sviluppo del settore. In questa speciale classifica, che ci vede poco virtuosi, siamo addirittura dietro a Paesi come Cile, Malesia e Portogallo. Cushman&Wakefield cerca di spiegare il perché di questa condizione nel nostro Paese e la ricerca evidenzia come i problemi maggiori in Italia siano informatici e culturali. Gli italiani avrebbero infatti poca dimestichezza con i computer, con gli smartphone e in generale mancherebbe un buon livello di alfabetizzazione informatica che porterebbe anche a fidarsi poco dei servizi di vendita online.
In questa condizione, gli italiani preferiscono ancora lo shopping tradizionale, cioè quello che prevede il pagamento in contanti. Problemi anche dal punto di vista infrastrutturale. Le carte di credito nel nostro Paese vengono utilizzate ancora molto poco e la penetrazione informatica è ancora sotto la media Europea. Del resto, la recente relazione dell’AGCOM portata davanti al Parlamento italiano aveva evidenziato proprio questo e cioè che una larga parte degli italiani si troverebbe ai margini della rete.