Il mercato PC ha fatto registrare negli ultimi anni una costante flessione, causata sia dalle condizioni non certo rosee dell’economia a livello globale che dalla sempre più capillare diffusione di dispositivi touch come i tablet o da soluzioni ibride come ASUS Transformer o Microsoft Surface. In controtendenza invece l’andamento dei Chromebook, che a due anni di distanza dall’esordio del primo modello ottengono un successo da più parti inaspettato, soprattutto oltreoceano.
I numeri diffusi da NPD Group parlano chiaro: nell’ultimo periodo un acquirente americano su cinque tra chi ha comprato un notebook da meno di 300 dollari ha scelto un dispositivo equipaggiato con Chrome OS. La percentuale è cresciuta, in soli otto mesi, dal 20% al 25%, a dimostrazione della bontà di una visione lungimirante da parte di Google e degli altri produttori che hanno scelto di investire nel progetto: Samsung, Acer, HP, Lenovo. Gran parte del merito va comunque attribuita al gruppo di Mountain View, costantemente impegnato nel rilasciare aggiornamenti per un sistema operativo che fa leva soprattutto sull’impiego delle tecnologie cloud.
Secondo IDC, il mercato dei personal computer ha visto il proprio business scendere del 4% nel corso del 2012 e le previsioni di quest’anno parlano di un ennesimo crollo verticale: -7,8%. Il successo dei Chromebook a cui ci si riferisce, va ribadito, riguarda gli Stati Uniti. Non disponiamo al momento di numeri relativi all’Europa, ma di certo negli USA la distribuzione dei dispositivi trae beneficio dalla vendita diretta tramite lo store Google Play, mentre da noi è ancora necessario affidarsi a rivenditori esterni.
Discorso differente per Chromebook Pixel, il modello presentato da Google nel mese di febbraio è paragonabile, sia per caratteristiche che per prezzo, a un portatile di fascia medio-alta: processore dual core Intel Core i5 da 1,8 GHz, display da 12,85 pollici touchscreen con risoluzione 2560×1700 pixel, 4 GB di RAM e 32 GB di memoria interna per lo storage, il tutto a 1.299 dollari.