La Consob ha appena reso noto il suo regolamento per il crowdfunding. Un passo che non si limita ad aprire una nuova fase per l’ecosistema delle startup in Italia, ma rappresenta anche un unicum a livello internazionale: l’Italia è infatti il primo Paese al mondo a dotarsi di una legislazione organica sul settore.
Il regolamento della CONSOB adottato della delibera n. 18592 del 26 giugno 2013 è stato presentato alla sala del Mappamondo a Montecitorio durante l’evento “Tecnologia solidale” da Maria Mazzarella, responsabile divisione strategie regolamentari dell’organismo di controllo finanziario. Insieme a lei anche l’ottima Ivana Pais, che in queste settimane sull’Italian Crowdfunding Network ha spiegato l’importanza dell’equity-based crowdfunding e di questo regolamento. Rilevanza subito sottolineata da tutti, anche in Rete, a partire dai responsabili di “Restart Italia!” al MISE, che attendevano questo testo.
Consob pubblica il regolamento sul #crowdfunding #equity http://t.co/5AQzZOf8te
— Italian Crowdfunding (@ICNcrowdfunding) July 12, 2013
Cosa dice il regolamento
Il regolamento della Consob serve a disciplinare la materia e i portali che raccoglieranno denaro per conto delle startup che si metteranno sul mercato (cosa diversa dal quotarsi: si parla di capitali di rischio e non di debito, che riguardano società non quotate). Il principale obiettivo della Consob era quello di tutelare i risparmiatori abbassando il più possibile gli oneri per gli operatori. Il risultato è certamente positivo. Il regolamento dispone, com’è naturale, un registro dei gestori e indica dei requisiti di onorabilità e professionalità, ma ha alzato a 5 milioni di euro la cifra oltre la quale serve il prospetto e, ascoltando le molte osservazioni ricevute sulla bozza del regolamento, ha ulteriormente semplificato gli investimenti poco onerosi:
Dato che ci è parsa essere maggioritaria l’attenzione per piccole somme di investimento, abbiamo pensato di non gravare di costi aggiuntivi gli investimenti inferiori ai 500 Euro, che diventano 1000 euro l’anno, e 10.000 euro annui per le persone giuridiche. Inoltre, rispetto alla bozza, ci siamo resi conto che la nostra posizione di partenza, cioè che ci fosse un sicuro investimento del 5% da parte di investitori professionali, era troppo drastica. Ora lasciamo partire l’offerta e l’investimento professionale può arrivare in un secondo tempo.
Cosa cambia per le startup
Il regolamento in materia di “Raccolta di capitali di rischio da parte di imprese startup innovative tramite portali online” significa molto per l’ecosistema italiano. Il motivo risiede in quello che la sociologa Ivan Pais definisce «vantaggio dell’arretratezza»: l’Italia ha un problema di finanziamento alle nuove imprese abbastanza evidente, mentre ha una cultura del risparmio e dell’investimento molto elevate. In soldoni: è difficile trovare finanziamenti adeguati sperando soltanto negli angel investor, ma c’è una richiesta di rischio in imprese innovative, in made in Italy, piuttosto incoraggiante.
Inoltre, il regolamento ha l’intelligenza di contemplare tra gli investitori professionali – non più precondizione dell’equity ma suo perfezionamento – anche gli incubatori (oltre a fondazioni bancarie), realtà già esistenti, particolarmente focalizzate a sostenere anche l’equity crowdfunding. Una parte dell’ecosistema viene così ripresa nel regolamento, il quale aggiunge una disciplina utile affinché nessuno si faccia male. Un esempio soltanto: è stato stabilito che le adesioni confluiscano su un conto corrente dedicato fino al raggiungimento della soglia stabilita dalla startup per poter realizzare la propria idea. In caso non si raggiunga, il denaro viene restituito ai risparmiatori.
Il regolamento verrà pubblicato domani in Gazzetta Ufficiale, quindi sarà attivo dal 27 luglio.
Regolamento #Consob su equity-based #crowdfunding per #startup: oggi l'#Italia fa parlare di sé come paese #pioniere http://t.co/BMzSgsJvc1
— Mattia Corbetta (@CorbettaMattia) July 12, 2013
Mattia Corbetta: siamo pionieri
Mattia Corbetta, alla segreteria tecnica del Ministero dello Sviluppo, è molto soddisfatto. Ancor prima per il metodo che per il merito del regolamento:
In un tweet parla di ottimo policy making…
«In attesa di approfondire i contenuti del regolamento vorrei davvero sottolineare la felicissima scelta di metodo: un processo bottom-up in cui la Consob ha mostrato di voler ascoltare gli operatori, di saper anche fare marcia indietro e riformulare le sue proposte».
La lettera del MISE è servita, dunque?
«La scrisse Stefano Firpo dopo aver visto la bozza del regolamento, ma in generale è stato giusto lo spirito di questo lavoro, fatto con trasparenza. Il risultato di questo lavoro di squadra è che oggi vantiamo qualcosa che gli altri paesi non hanno».
L’equity cambierà la vita delle startup?
«Non c’è grande impresa che possa essere realizzata senza uno sforzo collettivo. Il regolamento sul crowdfunding assume una forte valenza culturale proprio per questo, perché invita a lavorare di squadra o, come amo dire, a “fare ecosistema”. Credo che il crowdfunding costituisca una bella opportunità per le startup a vocazione sociale, ma sarebbe un errore riporre aspettative sproporzionate su questo strumento. Il canale più tipico per finanziare le startup resta quello del mercato del capitale di rischio: non a caso, martedì notificheremo a Bruxelles un provvedimento che riconosce corpose agevolazioni agli investimenti diretti verso le startup. Concludendo, la disciplina a sostegno delle startup è corposa e articolata: ci sono voluti mesi per darle attuazione, ma ora possiamo affermare senza timori reverenziali che l’Italia si è dotata di una policy pionieristica a livello mondiale.».