“Xkeyscore” è il nuovo nome da imparare per capire a fondo l’affair Datagate. Xkeyscore, infatti, è l’oggetto delle ultime rivelazioni del Guardian circa gli strumenti utilizzati dagli Stati Uniti per le proprie finalità (lecite o meno, saranno le diplomazie internazionali a stabilirlo).
La nuova documentazione pubblicata a seguito di quanto svelato da Edward Snowden ha tutti i connotati per rilanciare in pompa magna la polemica attorno a quanto emerso: Xkeyscore, infatti, è un programma di monitoraggio del traffico online che, stando alla documentazione, metterebbe nelle mani delle istituzioni USA pressoché qualsiasi informazione relativa alla navigazione di qualsiasi utente. Email, cronologia, chat, tutto: qualunque attività compiuta online risulta tracciabile ed osservabile, nelle mani di chi intende avvalersene anche al di sopra di qualsiasi autorizzazione mirata.
Xkeyscore può raccogliere “più o meno tutto quel che un utente fa su Internet”
La NSA non ha ovviamente tardato a negare qualsiasi addebito, ricordando come ogni strumento sia posto in essere per difendere gli Stati Uniti dalla minaccia terroristica. La NSA non nega comunque l’esistenza di Xkeyscore, pur ammorbidendone la portata e limitandone l’impatto. Le parole dell’agenzia non sembrano tuttavia sufficientemente rassicuranti per cancellare la portata della minaccia che i nuovi documenti descrivono.
I dati raccolti sarebbero talmente tanti da renderne addirittura difficoltosa la gestione: miliardi di informazioni raccolte ogni singolo giorno sarebbero a disposizione soltanto per poche ore, dopodiché vengono “assimilate” a metadati che rimangono invece reperibili per un lasso di tempo superiore. Il database complessivo, riconducibile al famigerato “PRISM“, è fatto di telefonate, email, pagine visitate ed altro ancora, ripercorrendo ogni singolo passo compiuto online: dai messaggi inviati su un social network alle ricerche effettuate su Google Maps.
La NSA non nega il sistema Xkeyscore e non nega soprattutto che possa essere usato per un monitoraggio tanto capillare. L’agenzia sottolinea però come possano avere accesso al sistema soltanto persone scelte, parte di un personale selezionato e sotto ferma supervisione di alcuni responsabili. Dietro un meccanismo di questo tipo viene però meno ogni qualsivoglia trasparenza, minando così alla base la credibilità della difesa statunitense. Il caso, inevitabilmente, rischia di esplodere nuovamente portando nuovi argomenti validi a difesa dell’obiezione di coscienza di Edward Snowden. Interessante è notare come tra le proprietà monitorate appare anche Mail.ru, tra i principali riferimenti per le caselle di posta dell’utenza russa: il fatto che Snowden sia oggi in Russia in attesa di capire le sorti del proprio destino sembra pertanto assumere un significato ulteriore.
Una semplice interfaccia per comporre le query di ricerca ed ogni informazione diviene accessibile: il database è in grado di superare anche le barriere di Facebook, pescando dunque informazioni anche laddove l’utente ritiene sacra l’inviolabilità della propria privacy: tra le proprie amicizie, nella propria posta elettronica, tra le proprie immagini, tra le proprie ricerche o nella cronistoria della propria navigazione online.
Xkeyscore è tutto ciò: si apre un nuovo capitolo, se possibile ancor più grave del precedente.