iOS 7 è nelle mani dei consumatori da poco più di un giorno e, così come dimostra il sondaggio di Webnews, gli utenti sembrano apprezzarlo, nonostante le critiche sui social network per i nuovi colori. Giudizi che forse hanno spinto Jonathan Ive, solitamente restio agli interventi pubblici, a rilasciare un’intervista per USA Today.
Ive appare particolarmente entusiasta del nuovo iOS 7, il sistema operativo mobile che lui stesso ha rinnovato in chiave minimalista, e nell’intervista lascia comprendere gran parte del processo creativo e delle decisioni che hanno portato Apple a una simile scelta. A partire dal cambio di rotta, concomitante con il licenziamento di Scott Forstall:
«Abbiamo capito come le persone si fossero ormai abituate al touchscreen. C’è stata quindi una grande libertà nel non doversi più riferire così letteralmente al mondo fisico. Abbiamo cercato di creare un ambiente che fosse meno specifico.»
L’obiettivo principale di iOS 7, così come di ogni prodotto targato mela morsicata, è la semplicità. E lo si vede nel sistema operativo con l’eliminazione di qualsiasi fronzolo, tra ombreggiature ed effetti glossy, per preferire invece un impatto immediato, quasi elementare con quei colori accesi sempre riconoscibili. Non c’è modo di confondersi, con iOS 7.
«La vera semplicità è continuare ad andare avanti, finché non si giunge al punto delle questioni. Quando non vi è più altra alternativa razionale.»
Uscendo dall’ambito di iOS 7 per parlare di un prodotto comunque correlato, Ive si espone anche su iPhone 5S e sul nuovo sensore Touch ID. Feature di punta del nuovo melafonino di alta fascia, il lettore di impronte digitali è un piccolo concentrato di avanzatissima tecnologia. Ive, tuttavia, ci tiene a sottolineare come sia l’evidenza maggiore della filosofia Apple: trasformare qualcosa di estremamente complesso in qualcosa di estremamente semplice.
«Touch ID rappresenta quello che amo di Apple: è una tecnologia incredibilmente potente e sofisticata di cui quasi nemmeno ci si può accorgere.»
Il desiger non manca di concludere l’intervista con un pizzico di humor inglese, tanto da non perdere il suo DNA profondamente british nonostante la vita in California. Se non fosse impiegato nel progettare Mac e dispositivi portatili, infatti, amerebbe realizzare nientemeno che delle belle tazze.