Il gruppo BlackBerry ha firmato un’intesa con la canadese Fairfax Financial Holdings Limited: una stretta di mano da 4,75 miliardi di dollari che vale un primo passo avanti verso la cessione, ma che al tempo stesso non sembra garantire la buona riuscita dell’affare. Il destino di BlackBerry rimane insomma ancora in bilico e se ne saprà di più soltanto allo scadere dei 40 giorni che le parti si sono prese per discutere di eventuali vie alternative.
L’accordo altro non è se non una sorta di “prelazione”: la Fairfax si è offerta disponibile ad acquisire il gruppo, ma dovrà nel frattempo convincere i propri investitori della bontà dell’affare. La risposta definitiva dovrà avvenire entro il 4 novembre, data oltre la quale la parte proponente perderà il proprio diritto sulla chiusura dell’affare alle condizioni indicate. Per contro la scadenza vale anche per BlackBerry: il gruppo si è promesso alla Fairfax, ma si è riservato la possibilità di accettare nel frattempo eventuali offerte da terzi.
L’offerta Fairfax è pari a 9 dollari ad azione (ad oggi il gruppo BlackBerry vale 8,82 dollari ad azione, ossia 4,62 miliardi). Occorre inoltre considerare come la Fairfax detenga già poco meno del 10% del gruppo, il che rende il gruppo particolarmente interessato all’evolversi della questione, comunque vada a concludersi. Se BlackBerry troverà nuovi acquirenti entro il 4 novembre potrà cambiare direzione, ma dovrà garantire alla Fairfax una “fee” di uscita pari a 30 centesimi ad azione (una sorta di garanzia per l’impegno siglato con l’accordo).
Da più parti si critica l’operato della Fairfax non tanto per l’offerta economica promessa, quanto per l’assenza di un partner tecnico che possa garantire un futuro al gruppo dopo una eventuale cessione: cosa sarà BlackBerry se cambia proprietà ma non cambia l’essenza della propria offerta di mercato?
Non si può parlare ancora di cessione, insomma: secondo alcune ipotesi quella della Fairfax sarebbe una mossa più che altro strategica, un modo per prendere in mano la situazione e stimolare una impasse che rischierebbe di svalutare ulteriormente il gruppo (ivi compreso il 10% posseduto dalla parte acquirente). BlackBerry rimane in vetrina, insomma, in cerca di acquirenti, di rilancio e di valorizzazione. Il problema è nella fretta: così come Nokia fuggì a suo tempo dalla famigerata “piattaforma in fiamme”, ora anche per l’azienda canadese è venuto il momento di saltare nell’oceano nella speranza di salvezza. Si apre un momento estremamente delicato ed i prossimi 40 giorni saranno presumibilmente decisivi per il futuro del gruppo e del feeling con l’utenza in tutto il mondo.
Intanto i licenziamenti hanno preso il via: la ristrutturazione incombe e le vicende finanziarie vi faranno da corollario per le settimane a seguire.