L’Italia perde un ulteriore pezzo importante della sua storia industriale con Telecom Italia che finisce in mani spagnole con Telefonica che ne ottiene il controllo grazie all’acquisizione delle quote di maggioranza di Telco, la holding che controlla il 22,4% dell’azienda. Da fonti finanziarie arriverebbe infatti la notizia che Telefonica avrebbe raggiunto l’accordo con gli altri soci Telco quali Mediobanca, Generali e Intesa Sanpaolo, offrendo loro un euro ad azione per salire dal 46% al 65% della holding con un’opzione per arrivare in un secondo step al 70%. I soci italiani possono così dismettere parte della propria quota ed il gruppo avrebbe le risorse per abbattere il debito prima del prossimo rifinanziamento.
L’accordo tra i soci Telco, raggiunto durante la notte, dovrebbe essere ufficializzato nella mattinata odierna prima dell’apertura delle operazioni di borsa. L’operazione degli spagnoli non piace però alla politica italiana, preoccupata della perdita dell’ennesima azienda italiana (nel giorno stesso in cui anche Alitalia rischia di indirizzarsi verso il controllo di Air France) e del rischio di possibili licenziamenti all’interno del gruppo. Ma almeno su questo secondo punto, fonti Telecom Italia assicurerebbero che nessuno dovrebbe perdere il proprio posto. Va ricordato che Telefonica già in un recente passato aveva provato a convincere gli altri soci Telco a cedere le loro quote, ma la trattativa si era sempre conclusa con un nulla di fatto.
Intanto si continua anche a speculare sul nuovo piano industriale che Telecom Italia presenterà il 3 ottobre nel prossimo CDA. Si parla insistentemente di un aumento di capitale di 3 miliardi di euro. Una soluzione che sarebbe ben vista anche dal mercato dopo il successo del positivo collocamento del bond ibrido di 1 miliardo, esaurito dopo solo un ora di trattativa, con una richiesta fino a 5 miliardi. Si è parlato anche di costituire una newco in cui far confluire la gestione delle oltre 12 mila antenne di TIM. Una mossa non nuova nel panorama degli operatori, che potrebbe certamente attirare partner ma che farebbe di contro perdere di valore al gruppo.
Questione scorporo
Il 3 ottobre si parlerà probabilmente anche di scorporo della rete e forse anche di un’eventuale partnership con Metroweb per l’accelerazione della creazione di una rete in fibra ottica per offrire al Paese connettività a banda larghissima.
La situazione su questo fronte è delicata: da una parte vi sono raccomandazioni europee che spingono per uno scorporo dell’infrastruttura dal controllo di uno dei maggiori player sul mercato (il quale, controllando le vie di distribuzione, ha di fatto maggior forza concorrenziale rispetto agli altri competitor in virtù di regole non sempre equilibrate o condivise); dall’altra v’è la difficoltà a forzare lo scorporo stesso, cosa che secondo Franco Bernabé potrebbe avvenire soltanto a fronte di una situazione di eccezionale gravità (che il gruppo ovviamente non ravvede).
Imporre lo scorporo significherebbe abbattere in modo sostanziale il valore del gruppo, rendendo così anche l’impegno di Telefonica meno remunerativo. Il gruppo spagnolo è tuttavia entrato nella trattativa di fronte al rifiuto da parte della Cassa Deposito Prestiti di impegnare il proprio denaro in questa operazione: anni di braccio di ferro si son chiusi in un nulla di fatto e l’attuale situazione delle casse dello Stato ha sconsigliato qualunque rischio.
Di fronte al rifiuto della CDP, Telefonica ha avuto carta bianca a proporre la propria offerta ed ora potrà metter mano anche ai piani decisionali dell’azienda: le future strategie potrebbero passare anche per la cessione di alcuni rami (quali TIM Brasil), con l’incognita “scorporo” destinata a rimanere pendente.
Update: l’accordo è ufficiale
Nel primo pomeriggio l’accordo diventa ufficiale: Telefonica scala la quota azionaria di Telco e con questa conquista il controllo di Telecom Italia. I soci italiani che cedono le loro quote (Intesa, Mediobanca, Generali, San Paolo) vedono immediati benefici in borsa, mentre in Parlamento si urla allo scandalo: si chiede che il Governo riferisca in Parlamento, mentre il Movimento Cinque Stelle suggerisce di dirottare i soldi della TAV verso un immediato colpo di coda con l’intervento della Cassa Deposito Prestiti per bloccare l’affare. Ma è tardi ormai: l’accordo Telco-Telefonica è concluso e l’azienda spagnola potrebbe far valere fin dal 2014 la propria opzione per salire fino al 100% del controllo del gruppo. Nel caso in cui Telefonica decidesse di far valere la propria opzione, sottolinea ADNKronos, «sarà obbligata ad acquistare, a valore nominale, anche tutte le quote residue del prestito obbligazionario emesso da Telco, detenute dai soci italiani a fronte del pagamento di un corrispettivo composto per il 50% in contanti e per il restante 50%, a scelta di Telefonica, in contanti o in azioni di Telefonica».
La questione giunge ora nelle mani dei controllori e soprattutto dell’antitrust, ultimi ostacoli formali prima dello storico passaggio di consegne.