L’introduzione in iPhone 5S di un lettore di impronte digitali ha letteralmente fatto impazzire l’utenza. E non solo per le numerose teorie del complotto che vedrebbero Apple pronta a vendere alla NSA le scansioni memorizzate, ma soprattutto per la geniale inventiva dei navigatori in Rete. Negli ultimi giorni si sono visti filmati di sensori Touch ID in grado di riconoscere zampette di cani e gatti, ginocchia, gomiti, alluci, orecchie e addirittura capezzoli. Ma c’è anche chi si è spinto più in intimità con il nuovo melafonino: la rilevazione delle impronte digitali funziona anche con i genitali.
L’esperimento è stato condotto da ManHunt, un popolare sito di incontri e di materiale per adulti a sfondo omosessuale. Nel filmato, che si eviterà di proporre in questa sede per ovvie ragioni di decoro, un modello riesce – e senza alcuno sforzo – a sbloccare un iPhone 5S Space Grey semplicemente poggiando i genitali su Touch ID. Tra reazioni ilari e commenti divertiti il video è immediatamente diventato virale, ma questo non ha impedito l’emersione di una discussione ben più seria: se Touch ID funziona con qualsiasi zona del corpo – anche quella a cui nessuno mai penserebbe per accedere a un dispositivo elettronico – si tratta di un sistema particolarmente efficace o fallace in modo imbarazzante?
Il primo orientamento di pensiero, quello a favore della straordinaria sensibilità di Touch ID, fa appello alla tecnologia con cui il sensore è stato progettato. Effettuando scansioni a un livello profondo dell’epidermide, il nuovo pulsante voluto da Cupertino è in grado di discriminare tra impercettibili differenze anatomiche della pelle ben oltre alle impronte digitali. Non stupisce, perciò, che riesca a riconoscere qualsiasi parte del corpo – genitali compresi – e che riesca a distinguere in base alle rilevazioni memorizzate tra un utilizzatore e l’altro.
La seconda corrente di pensiero, invece, critica Touch ID per la facilità con cui riconosca qualsiasi elemento venga sottoposto al lettore: se davvero lo sblocco è possibile indifferentemente con un pollice e un gomito, la scansione non sarà fin troppo erronea, tanto da portare il dispositivo a non discernere tra l’impronta digitale di un dito e l’epidermide del ginocchio? Non sarà, in altre parole, che “tutto fa brodo” per superare le barriere del melafonino?
Una simile situazione non ha fatto altro che alimentare le preoccupazioni di sicurezza sul neonato smartphone targato mela morsicata. E se fino a pochi giorni fa migliaia di utenti si sono dichiarati impauriti dalla possibilità che qualche malintenzionato potesse tranciare un dito per sottrarre un iPhone al malcapitato di turno, oggi – e purtroppo non è uno scherzo – in diversi sui social network ipotizzano che l’amputazione possa avvenire in ben altri luoghi. Si torna quindi sempre al punto di partenza, così come spesso se ne è discusso in questi giorni: la fobia su Touch ID è legittima o immotivata?