Il database del Google Cultural Institute continua a crescere. Oggi, come annunciato sul blog ufficiale, la piattaforma accoglie oltre 5.000 opere inedite, provenienti da tutto il mondo e unite da un unico comune denominatore: la moda. L’evoluzione del design, il differente impiego dei tessuti nei secoli, gioielli e tradizioni tribali, tutto accessibile stando comodamente seduti di fronte al monitor del proprio computer, in pochi click.
Le sfilate della settimana della moda a New York, Londra, Parigi e Milano sono state una vera e propria festa per gli occhi, tripudio di creatività, colore e design. Anche noi del Cultural Institute abbiamo allestito una sfilata per mettere in mostra contenuti nuovi provenienti da 36 partner, tra cui le realtà tutte italiane del Museo Centrale del Risorgimento, La Venaria Reale e il Museo Diocesano di Milano.
Il materiale relativo ai costumi proveniente dal Museo del Tessuto del Canada mostra ad esempio come i tessuti rappresentino il punto di partenza per molti modelli: da un kimono giapponese ad un mantello della Polinesia, fino ad una giacca del XIX secolo arricchita da dettagli di ispirazione greca. Ancora, il Craft Revival Trust offre una panoramica sulla tradizione tessile indiana attraverso cinque millenni fra stampe, motivi e colori tuttora in uso, mentre l’Art Museum of Colonial Williamsburg mette in mostra trapunte dallo stile unico.
L’archivio Cerimonie Africane raccoglie invece le diversità e i tratti caratteristici di oltre 100 culture del continente, frutto del lavoro di due artisti che hanno impiegato 30 anni in viaggio, attraversando paese per paese. Il Google Cultural Institute ospita anche i primi due musei cinesi che hanno scelto di spalancare le proprie porte a Street View, il primo di Chengdu e il secondo di Guangzhou. Un progetto ambizioso che, grazie all’appoggio di partner da tutto il mondo, sta mettendo in luce tutte le proprie potenzialità, rendendo la cultura accessibile da chiunque, in qualsiasi momento e in modo del tutto gratuito.