La scelta di Apple di rendere disponibile gratuitamente il nuovo OS X Mavericks non si può dire non abbia stupito utenza e critica, già pronti con le carte di credito per pagare l’aggiornamento – peraltro dagli esigui costi sin dai tempi di Snow Leopard. Andando oltre i proclami per addolcire pubblico e stampa, perché Cupertino ha imboccato questa strada? Quali sono le strategie che sta cercando di perseguire?
La motivazione più immediata, ma non quella più esaustiva, la forniscono gli utenti: OS X Mavericks è gratuito perché lo si paga virtualmente con l’hardware, in media più caro rispetto alla concorrenza. Se così fosse, però, Apple non avrebbe aperto le porte al download libero anche per i possessori di Mac non più recenti, i quali hanno già goduto di un sistema operativo gratuito compreso con il computer ai loro tempi. Ci deve essere, perciò, qualcosa di più profondo.
Una di queste ragioni più profonde potrebbe essere collegata alla volontà di Apple di unificare il mondo iOS con quello di OS X: così come il sistema operativo mobile è gratuito per gli iDevice, lo stesso deve essere per i Mac. Si tratta di una filosofia, di un orientamento pensato per rendere familiare l’environment della Mela ai propri consumatori: quel che succede su iPhone trova corrispondenza su Mac e viceversa.
L’evidenza più interessante, però, è quella che vede Apple contrapposta alla concorrenza. Con il potere che ha conquistato nell’ultimo decennio, la società si è trovata in una posizione privilegiata per orientare a proprio favore il mercato. La presentazione di Snow Leopard a 29 euro, e quella dell’anno successivo di Lion a poco più di 15 euro, è più che indicativa: Microsoft, per conseguenza diretta, ha dovuto offrire Windows 7 e Windows 8 a prezzi di favore, almeno nel primissimo periodo di commercializzazione. E mentre per Apple il taglio dei prezzi del software o la loro distribuzione gratuita è abbastanza ininfluente a livello di guadagni, non essendo il software il suo core-business, per rivali come Microsoft diviene un problema non da poco. Redmond è principalmente una società di software e sulla vendita delle licenze fonda gran parte dei propri introiti, sia dagli utenti che dai rivenditori di hardware. In altre parole, Apple sfrutta un vantaggio competitivo non da poco: l’utente è ammaliato da tanta generosità e si trova così a far confronti diretti con la concorrenza a pagamento, i competitor arrancano perché non sempre è economicamente possibile perseguire lo stesso percorso.
Non vi è però solo Microsoft all’orizzonte, ma anche quel Google diventato un nemico da abbattere dai tempi della nascita di Android. In questo caso, però, i ruoli sono invertiti: è Apple a rincorrere. Il riferimento è alle suite iLife e iWork offerte a costo zero per i nuovi Mac e i nuovi iDevice: perché mai l’utente dovrebbe ricorrervi, quando Google già offre una suite di produttività free e accessibile ovunque tramite Google Drive? Così Apple si adegua: il software viene liberamente distribuito e diventa ubiquitario, grazie a iCloud.
Quello di Apple è in definitiva un gioco, così come egregiamente lo definisce Melissa Webster dalle pagine di CNet:
«Distrae e confonde i concorrenti. È per loro come morire per centinaia di tagli da foglio di carta».
E mentre queste società si punzecchiano l’un l’altra, a guadagnarci è l’utente. Nel nome del gratis.