Ha sede a Livorno, in uno studio di avvocati, il primo portale italiano per la raccolta di capitali di rischio destinati alle startup innovative. Il primo ufficialmente registrato nell’elenco della Consob, la commissione regolatrice dell’equity secondo le norme approvate pochi mesi fa. Per le nuove imprese si apre una nuova fase.
Starsup, si può quindi pregiare del titolo di iscrizione all’albo numero 1 nell’elenco che certamente crescerà nelle prossime settimane, secondo i ritmi evidenziati per gli altri soggetti dell’ecosistema monitorato da Italia Startup (progetto presentato a SMAU venerdì scorso).
Nella costellazione delle startup erano maturati tutti gli altri elementi del brodo imprenditoriale: gli incubatori per chi da un’idea vuole arrivare all’impresa, i coworking per chi ha bisogno di spazi di lavoro, gli angel investor per finanziare direttamente una startup. Mancava la raccolta di capitali di rischio tramite la Rete, per cercare da sé i soci finanziatori. Una realtà che si integra alle diverse piattaforme di crowdfunding già esistenti, che però fino ad oggi si basavano su modelli di donazione o di premialità. Una mappatura del crowdfunding pre-Consob è stata realizzata da Ivana Pais.
Un regolamento, quello della Consob, che pone l’Italia all’avanguardia nel mondo, e che comporta una serie di cure, tutele, informazioni, molto complessa. Tanto che la Consob stessa ha creato una utile sezione del suo sito dedicato a tutto quello che bisogna sapere sul crowdfunding, per rispondere a tutte le curiosità di chi vorrebbe dedicarsi a questa attività oppure accedervi, come startup o come finanziatore.
Come funziona un portale di crowdfunding
Starsup, così come tutti gli altri portali che lo seguiranno, non è un acceleratore di startup, ma un presentatore. I portali di crowdfunding forniscono agli investitori le informazioni sulle startup seguite, sulle singole offerte attraverso apposite schede, che possono essere presentate anche con strumenti multimediali tramite immagini e pitch. Questi portali non sono, quindi, consulenti finanziari, né delle startup né tantomeno degli investitori interessati, ma il loro compito è quello di garantire che questi ultimi abbiano tutte le informazioni necessarie per una scelta trasparente e consapevole, dopo la quale trasmettono l’ordine di adesione ad una banca o una impresa di investimento che provvederanno a perfezionare la sottoscrizione degli strumenti finanziari. Gli strumenti finanziari emessi da una startup possono essere di tanti tipi, ma fondamentalmente appartengono al rischio più elevato per un investitore: con l’equity si diventa soci della startup partecipando al suo capitale, e si mette in conto, quindi, il rischio di perdere tutto l’investimento data l’alta mortalità delle startup e l’assenza di dividendi per i primi anni di vita, anche quando vanno bene.
Cosa cambia per le startup
Per le startup i portali di crowdfunding sono una grande occasione. Non per tutte, non sarà mai un fenomeno di massa, ma certamente contribuiranno al trend già notato nei dati della School of management del Politecnico di Milano, che mostrano come i finanziamenti privati alle startup stanno crescendo più velocemente di quelli pubblici.
Nel caso dei portali di crowdfunding, ad avere la meglio saranno le startup più brave a catturare l’entusiamo dei piccoli investitori oltre che di quelli più grandi. Inoltre, le norme permettono alle startup di pubblicizzare autonomamente la propria offerta: si sperimenteranno, quindi, forme inedite di social-marketing dedicate alla raccolta di capitali. Le molte deroghe e facilitazioni concesse alle startup, incrociate con le discipline più leggere per questi portali rispetto agli intermediari tradizionali, dovrebbero dare uno stimolo ulteriore al sistema.