Wikileaks ha pubblicato la bozza del famoso accordo Trans-Pacific Partnership. Il TPP è un accordo commerciale che potrebbe essere come un ACTA mondiale: vuole infatti regolare in modo restrittivo il copyright digitale con lo stesso stile molto aggressivo nei confronti della libertà di espressione. Scritto in segreto e circolato solo parzialmente in Rete, ora è noto nelle sue voci più controverse.
Quella del TPP è una vicenda a metà tra il Datagate e le tante proposte made in Usa degli ultimi anni e spesso sepellite sotto montagne di proteste. Una rete di contatti tra diversi paesi del mondo occidentale nel più assoluto riserbo, un accordo tacito che non prevede la trasparenza nei confronti dei cittadini. La bozza datata 30 agosto 2013 è un vero scoop, che sposta molto più vicino il dibattito su una creatura transnazionale che pareva soltanto una leggenda.
Huge news: @Wikileaks has released the entire secret #TPP Intellectual Property chapter. http://t.co/qJQvCDut8P
— EFF (@EFF) November 13, 2013
Quando invece i primi commentatori ed esperti hanno aperto il leak TPP è sembrato subito di essere di fronte al sogno proibito dei grandi detentori di diritti di proprietà intellettuale a livello internazionale, da Hollywood alle etichette musicali, alle grandi multinazionali della comunicazione, della farmaceutica, dei software. Naturalmente il testo è complesso (95 pagine, con 296 note) e si vedono tensioni tra i paesi partecipanti, ma il Knowledge Ecology International è convinto – citando gli scambi Usa/Giappone nel dossier – che si tratti di un’altra versione di ACTA o SOPA:
Rispetto agli accordi multilaterali esistenti, il capitolo IPR-TPP propone la concessione di un maggior numero di brevetti, la creazione di diritti di proprietà intellettuale sui dati, la proroga dei termini di protezione di brevetti e diritti d’autore, espansioni di privilegi e aumenti celle pene per le violazioni. Il testo restringe lo spazio per le eccezioni in tutti i tipi di diritti di proprietà intellettuale. Gli Usa escono dal testo come il paese più anti-consumatori e anti-libertà: prende sempre le posizioni più estreme e la linea dura sulla maggior parte delle questioni. Ma il testo rivela anche che molti altri paesi della trattativa sono disposti a compromettere i diritti dei loro cittadini nella ricerca spasmodica di un nuovo accordo commerciale con gli Stati Uniti.
Il problema contenuti e il problema segretezza
Nel caso TPP ci sono due livelli di problemi: i contenuti (pdf), sui quali si continuerà a discutere una volta letta con calma questa bozza; ma anche il problema della straordinaria segretezza col quale sono andate avanti le trattative. La bozza è di fatto il tentativo di diminuire il controllo politico accentuando quello aziendale, delle lobby: mediamente è stato già calcolato che soltanto tre persone per ogni nazione possiede il codice per entrare nel documento condiviso, mentre sono più di 600 i consulenti commerciali. Il motivo? L’idea di fondo dell’accordo TPP è quella di proteggere i contenuti immateriali allo stesso modo col quale si proteggono i produttori di latte o le case automobilistiche. Ma è ovvio che il concetto è profondamente incoerente con la natura della Rete. D’altra parte, al tavolo del TPP non c’è verso di trovare qualcuno del Web: ci sono soltanto la RIAA, gruppi industriali farmaceutici, AT&T, Verizon e simili.
Inoltre, c’è anche una questione geopolitica: il metodo è una specie di Pacific Rims, che sta alla larga dall’Europa – che ha respinto l’ACTA la scorsa estate – e ha lasciato al margine paesi come Russia e Cina. Ha coinvolto paesi molto diversi tra loro come Giappone, Messico, Canada, Australia, Malesia, Cile, Singapore, Perù, Vietnam, Nuova Zelanda e il Brunei, e sta spaccando paesi storicamente fedeli agli Usa, che pare non apprezzino i contenuti del documento che Obama ancora non ha presentato al Congresso. E non è detto che arriverà mai a presentarlo, soprattutto ora che è stato svelato nel suo capitolo più duro sugli strumenti pensati per fermare le violazioni del copyright. La pubblicazione del testo da parte di Wikileaks ha creato una rara e preziosa opportunità di avere un dibattito pubblico sul merito, pensando alle azioni per modificare o interrompere l’accordo.