Non sia l’AGCOM a decidere quando in ballo vi sono principi quali la libertà di espressione. Non sia l’AGCOM, insomma, ad assumersi responsabilità che non le sono proprie anche se il principio è quello di combattere la violazione del copyright in rete. La presa di posizione è quella di Emma Bonino, attuale Ministro degli Esteri, la quale ha così posto un punto fermo nella battaglia tra Parlamento e AGCOM sulle priorità di intervento in tema di tutela della proprietà intellettuale sul Web.
La polemica è nota e parte da lontano: l’AGCOM vorrebbe poter avere un ruolo di sceriffo del Web determinando come e se interrompere l’accesso a particolari riferimenti online qualora venga ravvisata una qualche forma di violazione di copyright: così facendo gli interventi sarebbero più rapidi e si potrebbe combattere il fenomeno della pirateria con maggior assiduità, precisione ed efficacia. Tuttavia, se venisse a configurarsi un quadro della situazione di questo tipo, sarebbe aggirato altresì il ruolo della magistratura e non vi sarebbe controllo sui filtri imposti dall’AGCOM, con un annullamento della garanzia del diritto di espressione in virtù della necessaria battaglia alla pirateria. Tutto troppo arbitrario, insomma, per reggere l’urto della verifica di un diritto: non è così che una istituzione può procedere nel legiferare su di un tema tanto delicato.
In occasione della visita del Relatore delle Nazioni Unite per la libertà di espressione e di opinione, Frank La Rue, la sensibilità Radicale di Emma Bonino sul tema della libera espressione è venuta fuori con vigore: «tutte le normative che disciplinano i diritti costituzionali, in particolare se riguardano la libertà di espressione, devono essere approvate dal Parlamento e che, specie laddove si ritiene di dover rimuovere materiale contenuto sul web sia necessario un intervento della Magistratura». La spallata all’AGCOM è dunque forte, frontale, netta: «Ritengo che si tratti di una prerogativa del Parlamento e auspico che quanto prima Camera e Senato arrivino a una normazione della delicata materia. Al momento opportuno il governo farà la sua parte».
L’AGCOM è stata dunque pubblicamente sfiduciata sul tema dal Ministro degli Esteri, da cui giunge anche un impegno più esteso da parte del Governo: se il dibattito prenderà una brutta piega e la situazione non andrà nella direzione dettata, l’Esecutivo ne trarrà le conseguenze ed interverrà direttamente. La linea del Governo, al tempo stesso, non è stata chiarita. Ma la linea è chiara: a decidere non sarà l’AGCOM, ma il Parlamento. Come peraltro già richiesto al Presidente della Camera, Laura Boldrini, da una serie di firme in calce ad una lettera aperta che suggeriva medesimo approccio.