La webtax è stata ritirata come emendamento in commissione in Senato e l’idea sarà ripresentata alla Camera. Il suo relatore, Francesco Boccia, l’ha annunciato sui social, spiegando che per questioni burocratiche questi emendamenti inseriti nella legge di stabilità sono stati ritirati. Il percorso della partita iva per le multinazionali riprenderà la sua strada, ma sempre nella legge stabilità oppure come provvedimento autonomo?
La notizia del ritiro fa già parlare di vittoria degli avversari e dei critici di questa tassa (che tassa non è) del web. Sia Confindustria digitale che molti osservatori avevano evidenziato le possibili conseguenze negative di questo provvedimento, pensato dall’onorevole Ernesto Carbone – passato alla Camera nella delega fiscale al governo qualche mese fa – e poi ripreso da Francesco Boccia con l’intenzione di accelerare i tempi sfruttando il voto di fiducia. Invece, poco fa la notizia data dallo stesso presidente della Commissione Bilancio e subito rilanciata dalle agenzie:
Gli emendamenti su Web e Tobin Tax, ritirati solo per questioni di tempo in commissione al Senato, saranno ripresentati alla Camera. Si tratta di interventi che danno gettito e affrontano imprescindibili temi di equità e regolazione dei mercati. Parlamento e governo dovranno andare avanti speditamente e senza esitazioni. Non è certo il tempo di tentennamenti e rinvii.
Gli emendamenti alla #leggedistabilità su #webtax e #Tobin li ripresenteremo alla #OpenCamera https://t.co/swIcS0ulxC
— Francesco Boccia (@F_Boccia) November 25, 2013
L’iter parlamentare della webtax
Se l’emendamento è stato ritirato, per quale ragione Boccia parla di nessun rinvio e addirittura riprenderà tutto durante un convegno dell’Anica mercoledì? La proposta, che prevede che si possano acquistare servizi online soltanto da operatori titolari di una partita Iva italiana, anche quando appartenenti a multinazionali che hanno sedi fiscali all’estero, è stata prima delegata al governo, poi ripresa nella legge di stabilità, ora lasciata all’iter alla Camera. Significa che Boccia lavorerà al testo dalla commissione che presiede e che il Parlamento avrà eventualmente occasione di legiferare a proposito di questo tema, sempre che il governo non lo decida prima interpretando la delega votata in Parlamento.
Purtroppo è stata fatta molta confusione la scorsa settimana, quando i mass media hanno descritto l’iter in Senato come l’unica via per l’approvazione del testo. In realtà, la decisione di ritirare l’emendamento potrebbe aiutare i suoi sostenitori a trovare una via parlamentare, probabilmente meno accidentata, considerando che alla Camera questa proposta ha già ricevuto un voto quasi unanime, ma soprattutto non esclude ancora l’inserimento nella Stabilità: la ragione vera della cancellazione di molti emendamenti (ma la maggioranza a sostegno del governo non lo ammetterà mai) è il voto sulla decadenza di Berlusconi, che rischiava di rallentare la legge fiscale ma che non poteva essere a sua volta spostata di un paio di giorni, perché si sarebbero alzate le voci di chi vede complotti ad ogni angolo.
Boccia dunque si affida al maggior tempo a disposizione alla Camera. Molto probabilmente verrà utilizzato tutto, blindando così il voto in Senato. L’inverso di quanto accadde l’anno scorso con il decreto crescita-legge 221 e l’agenda digitale. Si arriverebbe dunque a metà dicembre con il testo già emendato e in caso vi fosse contenuta la webtax il Senato non avrebbe il tempo materiale di ridiscuterla.
La battaglia non è finita.