Come festeggia un coworking il suo compleanno se non con una giornata aperta? Oggi il Talent Garden di Milano ha aperto i battenti nello spirito di chi ha tagliato il traguardo del primo anno della sua fondazione. Si lavora come sempre, tante startup una accanto all’altra impegnate sui loro computer, con in più il taglio della torta.
Era dicembre quando nel 2012 il TAG sbarcava nella città più startuppara d’Italia – dopo aver messo radici a Padova, Brescia e in altre città – dando a questo network ulteriore fama e un bacino di utenti che suoneranno parecchio noti a chi si interessa delle nuove imprese innovative. Nella palazzina in via Merano sostano o sono passate realtà come Gild, Wanderio, Uber, Restopolis, TheFool, BadSeed, Vivocha, alcune delle decine di startup che si appoggiano a questo network da 450 persone presente in sette città. Elena (nella foto in alto) attende alla reception, da head of campus ha una visione complessiva dello spazio, di chi l’abita e si occupa della community, sempre da stimolare per tenere vivo lo spirito di un coworking, che non è soltanto un ufficio a noleggio, ma molto di più.
Nella sala riunioni dello staff all’ultimo piano ci sono Donatella Cambosu, l’uffico stampa, Luciana Gomez, designer di tutti i TAG, Stefano Saladino, marketing manager. Sono loro il cuore dello spazio, loro a gestire la vita quotidiana al di là dei vari founder che girano per le diverse città e si occupano dello sviluppo e dell’espansione.
Nella sala da pranzo, al pianterreno, molti startupper – soprattutto le ragazze – aprono le loro scatolette («qui di maschi se ne vedono pochi, sai, se non hanno qualcuno che prepara per loro…»), un’altra occasione per scambiarsi opinioni, rinfrancarsi, ma soprattutto rilassarsi un po’. Intanto arriva anche Davide Dattoli, subito impegnato in una call, poi l’ideatore del TAG parla con Webnews di questa data speciale.
Prima candelina al TAG di Milano: sono volati?
Non sembra un anno, dico davvero. Sono successe molte cose, trecento eventi, metà dei quali a Milano. Dallo Startup Weekend all’Hackathon, alle conferenze stampa, da qui sono passate 35 mila persone. Incredibile.
Dovessi fermare alcuni momenti importanti di questi 12 mesi?
Il più bello è stato lo Startup Weekend, con molte persone arrivate da fuori Italia. Un evento di livello internazionale, 54 ore indimenticabili, e le pareti erano ancora bianche. Avevamo appena cominciato.
Si è molto parlato del tuo intervento alla trasmissione “Piazza pulita”, la sensazione è che la televisione non sappia assolutamente raccontare le startup, questo ecosistema. Oppure non vuole?
Il primo aspetto da considerare è che non siamo di massa; non le startup, ma l’imprenditoria innovativa in sé. Nei mass media non si celebra il bello degli imprenditori, il loro rischio premiato da risultati. E poi c’è un altro aspetto, legato all’assenza di un format pensato appositamente. C’è una bellissima trasmissione americana, su Bloomberg tv, che lo fa. Abbiamo proposto un format simile a cinque produttori televisivi, per il momento dicono di no.
Parliamo del futuro: nuovi TAG, la sfida estera. Cosa sarà TAG tra altri 12 mesi?
TAG non ha mai voluto essere solo uno spazio di coworking, ma una piattaforma di networking per accelerare lo sviluppo delle persone al suo interno e che sono startup digitali, ma anche free lance, agenzie. Lavoriamo per andare verso l’estero, importando ed esportando talento e idee. D’altra parte, vedo TAG di Milano e penso che qui abbiamo creato il centro del digitale, ma adesso va connesso col mondo più istituzionale, degli enti, delle scuole, dell’impresa.