Il prossimo anno in Italia, smartphone, tablet, memorie, dischi fissi…, costeranno di più, in media di una manciata di euro. Questo perché con una mossa a sorpresa, nella Legge di Stabilità è stato introdotto un emendamento da parte di Franco Ribaudo (PD), Magda Culotta (PD), Antonino Moscatt (PD) e Lilliana Ventricelli (PD) che va ad aumentare il contributo di Equo Compenso che viene applicato a tutti i dispositivi in vendita dotati di supporto di memoria a protezione del diritto d’autore.
Per capire meglio cosa sia l’Equo Compenso bisogna tornare al 2009 quando la tassa fu ridefinita attraverso il contestato Decreto Bondi.
Ai sensi dell’articolo 71-sexies della legge 22 aprile 1941, n633 – introdotto all’interno della legge sul diritto d’autore n. 68 del 2003, in sede di recepimento della direttiva comunitaria 2001/29/CE – è consentita la riproduzione privata di fonogrammi e videogrammi su qualsiasi supporto, effettuata da una persona fisica per uso esclusivamente personale, purché senza scopo di lucro e senza fini direttamente o indirettamente commerciali, nel rispetto delle misure tecnologiche di protezione […]. Tale riproduzione non può essere effettuata da terzi.
Se compriamo un CD per esempio, la licenza inclusa ci da la possibilità di ascoltarlo ma non di effettuarne copie, nemmeno per uso privato. Dunque, l’Equo Compenso altro non è che una tassa di risarcimento preventivo che è applicata per consentire all’utente di salvare sulla memoria del proprio dispositivo un contenuto protetto da diritto d’autore regolarmente acquistato. Mettendo da parte le polemiche di allora sull’Equo Compenso, ecco tornare oggi d’attualità questa tassa che ridà fiato alle proteste.
Nell’emendamento introdotto nelle Legge di Stabilità si chiede di aggiornare gli attuali compensi, che variano a seconda della “grandezza” del supporto di memoria incluso del dispositivo, con le medie europee, ma solo dei Paesi dove oggi l’Equo Compenso è applicato, accogliendo di fatto quanto richiesto proprio poco tempo fa dal presidente della SIAE Gino Paoli al Ministro dei Beni e delle Attività Culturali, Massimo Bray.
Recita infatti l’emendamento:
Al fine di sostenere il diritto d’autore e le attività dello spettacolo, dall’entrata in vigore della presente legge, i compensi previsti per ciascuno degli apparecchi o supporti di cui al comma 1 dell’articolo 71-septies della legge 22 aprile 1941, n. 633, sono aggiornati, con il decreto del Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo di cui al medesimo articolo 71-septies, in misura almeno pari alle corrispondenti medie europee accertate dal Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, sentita la Società Italiana Autori Editori (S.I.A.E.), e calcolate con esclusivo riguardo ai Paesi Europei nei cui ordinamenti è prevista la remunerazione della riproduzione privata ad uso personale.
Peccato che l’attuale norma vigente prevederebbe l’istituzione di un tavolo tecnico in cui discutere assieme con tutte le categorie interessate dell’eventuale aumento delle tariffe. Ma con un abile dribbling si è preferito scegliere la via meno nobile dell’emendamento alla Legge di Stabilità per porre in essere subito gli aumenti. Inoltre è stato previsto che il 50% dell’Equo Compenso vada tutto alla SIAE.
Il 50 per cento dell’eventuale incremento rispetto all’esercizio 2012 dei compensi ripartibili annualmente alla S.I.A.E ai sensi dei commi 1 e 3 dell’articolo 71-octies della legge 22 aprile 1941, n. 633, è destinato dalla S.I.A.E. stessa, d’intesa con il Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, al sostegno delle attività previste dal comma 2 dall’articolo 2 dello statuto della S.I.A.E.
Si stima che con l’aggiornamento tariffario di questa tassa, gli 80 milioni di euro ricavati l’anno scorso potrebbero raddoppiare, ed è facile calcolare a questo punto quale sia il beneficio per la SIAE che comunque investirà le entrate maggiori per le nuove attività, per i nuovi talenti e per i giovani. Proprio da questo concetto sarebbe nata la volontà di aumentare l’Equo Compenso. Come ha svelato l’On. Franco Ribaudo alla redazione di DDAY.it, in Italia c’è urgente bisogno di investire nella cultura ma mancano le risorse che si è voluto trovare dunque dal settore dell’elettronica che invece è in forte espansione.