Non è un dicembre dei più rosei quello che sta vivendo Apple, almeno in termini di polemiche sullo sfruttamento degli operai nelle aziende partner cinesi. Non è bastato il caso di un decesso sospetto in Pegatron – una polmonite letale che ha coinvolto un minorenne impiegato nella produzione di iPhone 5C – pare che anche Foxconn perseveri in pratiche non sempre dignitose.
L’informazione arriva da The Fair Labor Association, l’associazione indipendente che da un biennio controlla gli impianti Foxconn su richiesta della stessa Apple. Secondo quanto rivelato da un nuovo report, l’azienda cinese sarebbe riuscita a ridurre i turni di lavoro a 60 ore settimanali così come richiesto dal codice di condotta di Cupertino, ma sarebbe largamente oltre ai limiti legali di 49 ore, così come al massimo di 36 ore mensili per gli straordinari.
Nel corso del 2013 FLA ha monitorato tre impianti Foxconn in Cina – a Longhua, Guanlan e Chengdu – e, rispetto agli anni precedenti, ha trovato il massimo della collaborazione con gli operatori locali per le ispezioni, le verifiche dei contratti, l’installazione di dispositivi di sicurezza e molto altro ancora. Gli stabilimenti di Longhua e Chengdu non hanno effettivamente superato le 60 ore settimanali, mentre a Guanlan vi sarebbero state ben sette settimane di sforamento da marzo a ottobre. Pare, inoltre, che in molti casi gli straordinari siano stati imposti ai dipendenti, anziché proposti e accettati su base volontaria. Infine, vi sarebbero lievi ritardi nel termine della costruzione dei servizi di base – quali bagni e mense – comunque in via di breve risoluzione.
Sebbene vi siano stati dei netti miglioramenti rispetto agli anni precedenti, monta comunque la polemica sul possibile sfruttamento degli operai. 60 ore settimanali sono comunque considerate eccessive, quindi FLA si impegnerà affinché vengano progressivamente rispettate le 49 di legge e agli operai concessi turni più dignitosi, oltre a delle pratiche di lavoro più sicure. E ora gli occhi sono tutti puntati su Pegatron, l’azienda che in questi giorni è sotto i fuochi incrociati dei media.