Uguaglianza fra le persone, dignità dell’essere umano, diritti: sono questi i temi che Tim Cook ha sviscerato alla Auburn University, dove si è recato nel corso del weekend per ritirare un riconoscimento in suo onore. L’ateneo, infatti, ha visto il CEO di Apple laurearsi nel 1982, per la facoltà di Ingegneria Industriale.
13 minuti di discorso, per degli argomenti che ultimamente sia ad Apple che a Tim Cook stanno particolarmente a cuore. L’azienda lo ha dimostrato negli ultimi mesi imbarcandosi in sentite battaglie contro la discriminazione fuori e dentro l’ambiente lavorativo, ad esempio supportando il matrimonio omosessuale e chiedendo leggi specifiche affinché non vi siano differenze di trattamento dei dipendenti per genere, orientamento sessuale, religione e molto altro ancora. Nell’intervento citato, Cook ha ricordato quanto sia stato duro crescere negli USA dell’odio razziale, ma anche quanto Apple si impegni per l’uguaglianza tecnologica, soprattutto per le persone affette da disabilità.
«Crescendo in Alabama negli anni ’60 ho visto i devastanti impatti della discriminazione. Persone eccezionali si sono viste negare opportunità e sono state trattate senza dignità umana di base, solamente per il colore della loro pelle. Non molto lontano da dove ho vissuto, ricordo molto vividamente di aver visto bruciare una croce [una pratica in uso nel Ku Kux Klan, ndr] contro una famiglia straordinaria. Questa immagine è rimasta permanentemente impressa nel mio cervello e ha cambiato per sempre la mia vita. Per me quella croce era un simbolo dell’ignoranza, dell’odio e della paura di tutto ciò che differisce dalla maggioranza. Non l’ho mai capito, ma sapevo che l’America e l’Alabama sarebbero sempre stati per sempre segnati dall’odio che ciò ha rappresentato. Da allora ho visto e sperimentato molti altri tipi di discriminazione e tutti si riconducono alla paura delle persone per il diverso.
Nel mio ufficio ci sono tre fotografie: due mostrano Robert Kennedy e una Martin Luther King. Hanno sacrificato tutto, incluso le loro vite, per i diritti e la dignità umana. La loro immagine mi ispira. Mi ricordano ogni giorno come, nonostante il percorso che si scelga, ci sono dei doveri fondamentali che sono parte di questo viaggio. Per questa ragione e per molte altre, sono stato molto fortunato che il mio percorso di vita abbia incrociato Apple: ho trovato una società che crede profondamente nel miglioramento dell’umanità non solo attraverso i prodotti, ma anche grazie all’uguaglianza dei suoi dipendenti. Molto è cambiato dai miei primi giorni in Apple, ma questi valori – che sono il cuore della nostra compagnia – sono rimasti gli stessi. Questi sono i valori che ci spingono a creare prodotti accessibili a tutti. Le persone con disabilità spesso si trovano a lottare per ricevere quella dignità che spetterebbe loro, sono spesso lasciati all’ombra dell’avanzamento tecnologico, di ciò che è per altri arricchimento e conquista. Gli ingegneri Apple si sono opposti a questa inaccettabile realtà: si sforzano affinché i prodotti siano accessibili a persone con le più svariate disabilità, dalla cecità alla sordità, passando per problemi motori. Ricevo centinaia di mail dai clienti ogni giorno […]. La scorsa settimana ne ho ricevuta una da una madre single, con un figlio di 3 anni autistico e completamente non comunicativo. Al bambino è stato consegnato un iPad e, per la prima volta nella sua vita, ha trovato la sua voce.»
Cook torna quindi sull’eguaglianza formale delle persone, e non solo a livello lavorativo, per garantire l’evoluzione e la pace del genere umano. Si tratta, in buona sostanza, di un ampliamento di quanto già sostenuto per l’Employment Non-Discrimination Act, quando poche settimane fa il CEO ha scritto una lettera aperta al Senato statunitense per rimuovere tutte le barriere legislative all’ingresso al mondo del lavoro per persone LGBT, di colore o discriminate per qualsiasi ragione. Ma vi è anche spazio per il divertimento: Cook ha infatti scherzato su un evento storico per la sua università richiedendo “un secondo in più”, lo stesso secondo che ha permesso alla squadra di football dell’ateneo di battere l’Università dell’Alabama.