Per mesi, Google ha fermamente sostenuto che non accetterà le app per il riconoscimento facciale sui Google Glass, ma uno sviluppatore indipendente ne ha già creato una, che verrà rilasciata a fine dicembre. È denominata FaceRec.
Il team Lambda Labs prevede di rilasciare l’app non autorizzata in occasione della conferenza Chaos Communications Congress dedicata agli hacker, in programma ad Amburgo per fine mese. Sfruttando la fotocamera integrata nei Google Glass, FaceRec consentirà agli utenti di collezionare e catalogare le immagini dei volti delle persone e di oggetti di vario genere, come ad esempio targhe, schermi di computer e via dicendo; l’utente dovrà poi taggare le persone per dare un nome ai volti poiché il software non è ancora in grado di identificarli in tempo reale.
Il team ha inoltre sviluppato un proprio dispositivo, il Lambda Hat, per superare un altro limite tecnico dei Google Glass nell’ambito del riconoscimento facciale; gli occhiali di Mountain View infatti hanno in dotazione una batteria in grado di garantire solo un paio di ore d’uso in abbinamento con l’app FaceRec, mentre il device di Lambda offrirà una durata maggiore. Costerà 255 dollari e sarà anche questo basato sul sistema operativo Android.
Nel mese di maggio, Google ha annunciato che non avrebbe permesso ai developer di distribuire app per il riconoscimento dei volti attraverso il suo Glassware app store, quindi per adesso il software di Lambda dovrà esser caricato esclusivamente via sideload, un processo che richiede di mettere i Glass in modalità debug e l’utilizzo dei tool di sviluppo per l’installazione effettiva sul device. Attualmente, FaceRec rimane pertanto un progetto dedicato alla community di sviluppatori, ma nonostante ciò rimane un prodotto indesiderato non solo per Google ma anche per chi è preoccupato circa la tutela della privacy.
La questione del riconoscimento facciale è infatti di fondamentale importanza e spaventa molti, per una buona ragione. Google ha ad esempio ricevuto delle precise richieste dal Congresso statunitense, il quale ha espresso diverse preoccupazioni circa i Glass: il dispositivo ha infatti un grande potenziale quando si parla di violazioni della privacy, ma Google ha assicurato che non approverà alcun software in grado di identificare gli utenti. Anche Lambda Lab ammette che possono esservi gravi implicazioni sulla privacy derivanti dall’uso di tale tipo di dispositivi, ritenendo però che si tratta di un compromesso che deve esser accettato perché «questa tecnologia è molto utile, se ad esempio si ha il morbo di Alzheimer e si sta dimenticando il nome dei propri cari, o se si è ciechi e la si utilizza per riconoscere le persone».