L’interesse di Google nei confronti della robotica non è più un mistero, così come non è casuale che gli investimenti fatti dal gruppo di Mountain View in questo ambito siano stati finora mirati. Lo dimostra l’esito del DARPA’s Robotic Challenge, competizione andata in scena nel weekend scorso in Florida, in cui sono stati messi alla prova i più avanzati robot umanoidi del mondo con una serie di otto test: guida di un veicolo, spostamento su un terreno sconnesso, capacità di salire su una scala, rimozione dei detriti, apertura di una porta, foratura di un muro, apertura di alcune valvole e collegamento di un tubo flessibile.
Il primo classificato, con un punteggio di 27 punti e quattro prove vinte, è stato SCHAFT, automa realizzato dall’omonima azienda giapponese acquisita di recente da bigG. Se ancora non fosse sufficiente, il secondo classificato è Atlas di Boston Dynamics (20 punti), altra società entrata a far parte del parco acquisizioni di bigG da qualche settimana. Procedendo con la classifica, si sono piazzati CHIMP di Tartan Rescue con 18 punti seguito dalla creazione del MIT, mentre Valkyrie della NASA ha ottenuto l’ultimo posto con zero punti. Di seguito un filmato che mostra il robot vincitore in azione nel corso delle prove a cui è stato sottoposto.
SCHAFT è alto 1,48 metri ed è equipaggiato con motori raffreddati a liquido, che costituiscono muscoli in grado di sprigionare una grande potenza a velocità piuttosto elevate. Il suo limite, che condivide con gli altri automi di questo tipo, è rappresentato dal dover essere comandato da remoto per eseguire la maggior parte delle azioni. La ricerca dovrà dunque spingersi in questa direzione, per arrivare a sviluppare tecnologie di intelligenza artificiale in grado di gestire i movimenti e le azioni dei robot in modo indipendente o quasi.
L’ultima sfida del Robotic Challenge andrà in scena il prossimo anno e il vincitore, oltre ad aggiudicarsi un premio pari a due milioni di dollari, potrà siglare accordi con DARPA con il Dipartimento della Difesa americano per sviluppare soluzioni da impiegare in campo bellico, principalmente per interventi in situazioni di emergenza. Google, comunque, ha già dichiarato l’intenzione di non voler più siglare accordi o partnership con realtà impegnate nel settore militare.