Le vendite dei Chromebook hanno registrato una inaspettata impennata durante le festività natalizie del 2013, rappresentando circa un quinto di tutti i computer portatili distribuiti negli Stati Uniti, mentre quelle dei dispositivi basati su Windows e dei MacBook sono state abbastanza tiepide.
Lo si apprende da un nuovo rapporto appena condiviso da NPD Group, che sottolinea come i portatili con sistema operativo Chrome OS abbiano visto una rapida crescita durante queste festività, registrando comunque il 9,6% di tutti i notebook, PC desktop e tablet venduti attraverso i canali commerciali da inizio anno a novembre. Per fare un confronto, i notebook con cuore Windows hanno ottenuto una quota del mercato USA pari al 34,1% – in calo dal 42,9% dell’anno precedente – mentre i MacBook di Apple solo l’1,8% del mercato rispetto al 2,6% del 2012.
Le cifre dimostrano come i Chromebook abbiano iniziato a rubare una importante quota ai notebook Windows, e nonostante questi ultimi dispositivi abbiano ancora un mercato sano lo stesso non si può dire con i MacBook: uno share dell’1,8% è infatti irrisorio, e probabilmente si ridurrà ancora di più nel prossimo periodo. Non è comunque solo NPD Group a evidenziare la crescita dei portatili con Chrome OS.
Tali prodotti sono infatti presenti nella attuale lista dei best-seller realizzata da Amazon: due tra i tre portatili più venduti tramite il noto store online sono infatti dei Chromebook, nello specifico l’Acer C720 Chromebook e il Samsung Chromebook. mentre non vi è alcun device Apple fino al 14esimo posto (il MacBook Pro da 15,4 pollici). Inoltre quattro tra i quindici portatili più venduti sono proprio dei Chromebook, dieci sono macchine Windows e solo una è un MacBook.
Quindi è vero che i Chromebook stanno danneggiando le vendite dei portatili con cuore Windows, ma soprattutto quelle dei MacBook: nonostante tali sistemi continueranno probabilmente ad avere mercato grazie a coloro i quali desiderano un sistema di lusso, la percentuale di queste persone sembra essere in diminuzione, grazie – almeno in parte – alla maggiore disponibilità dei dispositivi low-cost, ovvero dei prodotti con Chrome OS.