All’assistente virtuale Siri il film “Her”, pellicola di grande successo in arrivo in Italia purtroppo non prima di marzo, evidentemente non è piaciuto. Sarà forse perché la storia di questo romanticismo digitale – un perfetto Joaquin Phoenix innamorato del suo sistema operativo intelligente – non riporta alcuna mela morsicata, sarà forse perché Siri non è pronta per vedersi lanciata in una relazione di amore e sesso in bit. E se la prende con Scarlett Johansson, la voce scelta negli States per doppiare il computer protagonista del lungometraggio.
Così come riportato da alcuni attentissimi utenti di Buzzfeed, quando si chiede a Siri cosa ne pensi del film, le risposte sono allo stesso tempo sia evasive che scocciate. «La sua interpretazione di un’assistente intelligente è oltre l’artificiale», dice, e incalza sottolineando come non ami «sprecare il suo tempo con personaggi di fantasia».
Non è dato ben sapere perché Apple abbia deciso di includere questi giudizi – comunque sempre ironici o sarcastici – all’interno del set di frasi conosciute dalla voce robotica. Forse la Mela si vuole allontanare da quello scenario un po’ angosciante d’amore tra uomo e macchina, perché anche solo dalla visione del trailer è evidente come il rimando a Siri sia fin troppo facile. Sì, perché in questo futuro non troppo remoto gli umani parlano di continuo con i loro device, dei dispositivi capaci di una piena intelligenza, di pensare, di dar giudizi, di innamorarsi e di provar piacere. Un orizzonte terrorizzante se ci si sofferma, una previsione in fiction che potrebbe andare forse a detrimento della stessa mela morsicata.
Vanity Fair, giocando sull’ironica polemica sollevata da Siri, ha voluto quindi chiedere il parere della stessa Johansson, la vera “Her” che mai si vede nel film, ma a cui presta la voce.
«Oh mio Dio. Mi sento tradita. L’altro giorno le ho chiesto come stavo e mi ha detto: “Sei la più bella del reame”. Quindi sta evidentemente facendo il doppio gioco. Che traditrice. Traditrice!»
E sebbene Siri non giudichi direttamente la performance dell’attrice, chissà che di fondo non via solo dell’invidia. Samantha – questo è il nome che il sistema operativo sceglie per sé stessa – è un’assistente milioni di anni luce più avanzata di quella voluta da Cupertino, perché prova emozioni ed è capace di pensiero autonomo. O forse la voce di iPhone si è segretamente innamorata di Phoenix e, chissà, magari non digerisce il ruolo di eterna seconda.