La disputa sugli acquisti in-app effettuati da bimbi tratti in inganno è giunta a conclusione: negli Stati Uniti, infatti, Apple ha accettato di rimborsare tutti gli utenti coinvolti, per un totale di 32,5 milioni di dollari. Spiccioli per un’azienda dalla liquidità prossima a raggiungere quota 150 miliardi, una boccata d’aria però per le singole famiglie. L’annuncio proviene dal CEO Tim Cook che, in una lettera ai dipendenti, spiega gli accordi stretti tra il gruppo di Cupertino e la Federal Trade Commission.
Lo scandalo degli acquisti in-app non ha bisogno di troppe presentazioni: lo scorso anno molti minori sono stati tratti in inganno da videogame e altri software, spinti all’acquisto di servizi aggiuntivi non chiaramente indicati come a pagamento. Moneta virtuale, nuovi accessori per un cagnolino in pixel, livelli aggiuntivi per il videogioco platform preferito: una brutta sorpresa per tanti genitori che, ricevuto l’estratto conto della carta di credito, si sono trovati spese da migliaia di dollari sul groppone.
All’emersione della problematica, di cui l’Europa è stata tutt’altro che esente, Apple ha risposto in modo fermo ed efficiente. Non solo ha prodotto nuovi materiali informativi per spiegare il normale funzionamento degli acquisti in-app ai genitori, ma ha anche introdotto degli speciali avvisi su iTunes Store e rimborsato quanto speso: qualora un app preveda certe possibilità d’acquisto, l’utente viene informato prima del download. L’impegno di Cupertino non è però stato riconosciuto e – sebbene non fosse direttamente responsabile dei metodi scelti daideveloper terzi – ne è nata una class action. La FTC, chiamata a giudicare il caso, ha chiesto alla Mela di rimborsare ogni richiesta – più di 30.000 – e Apple ha dimostrato di essere d’accordo con questa decisione, anche perché aveva iniziato la tornata di rimborsi molto prima che fossero gli organi giudicanti a imporlo.
«Lo scorso anno abbiamo promesso di rimborsare qualsiasi acquisto in-app effettuato senza il permesso dei genitori. Abbiamo voluto contattare ogni singola persona ne fosse rimasta vittima, quindi abbiamo spedito 28 milioni di mail includendo ogni cliente App Store che abbia effettuato un pagamento in-app all’interno di un gioco per bambini. Quando le mail venivano rifiutate, abbiamo inviato lettere ai genitori. Abbiamo ricevuto 37.000 richiede e rimborseremo ognuna di queste come promesso. […] La proposta della FTC non ci richiede di fare nulla che non stessimo già facendo, quindi abbiamo deciso di accettarla anziché intraprendere una lunga ed evasiva battaglia legale.»
Queste le parole di Cook, consegnate ai dipendenti Apple e quindi trapelate sul Web. Uno dei casi più eclatanti di acquisti in-app barbini risale a qualche tempo fa, quando un bambino ha speso più di 6.000 dollari in un videogioco dedicato al mondo dei cartoon.