Una persona ogni 19 sul pianeta soffre di diabete. Google parte da qui nelle proprie considerazioni e giunge ad una ipotetica soluzione: una lente a contatto che faciliti il monitoraggio del livello degli zuccheri, al servizio dell’utente e sfruttando quel che offrono oggi le nuove tecnologie.
Lenti a contatto contro il diabete
L’idea ha un grandissimo valore per chi ben sa quale sia il tormento continuo e infinito di dover monitorare ogni giorno, più volte nelle 24 ore, il livello di zuccheri raggiunti. I danni possono infatti essere gravi: livelli sballati di glucosio potrebbero portare a svenimenti così come a danni permanenti, con vari organi interessati e potenzialmente in pericolo. Se fino ad oggi si è passati principalmente per piccoli prelievi di sangue tramite i quali misurare direttamente gli zuccheri in circolazione (con continue perforazioni dell’epidermide per il piccolo prelievo necessario ai fini dell’analisi tramite appositi strumenti portatili), la suggestiva ipotesi è quella di arrivare ad un monitoraggio continuo e discreto, non invasivo e più efficace.
Va da sé, infatti, che i metodi tradizionali siano spesso scomodi e troppe volte fungano da ostacolo, finendo per scoraggiare il monitoraggio continuo del livello degli zuccheri. Una lente a contatto potrebbe però cambiare tutto: comoda, discreta, efficiente. Una volta indossata, misurerebbe continuamente i valori da monitorare (una volta al secondo) fungendo anche da output per la segnalazione del raggiungimento dei livelli di guardia. Tale segnalazione potrebbe avvenire per mezzo di un piccolo led a bassissimo consumo, tale da proiettare sull’occhio una piccolissima luce che soltanto il diretto interessato potrebbe notare per allarmarsi subito circa l’evolversi della situazione.
La ricerca è ancora in atto e Google sarebbe ancora in discussione con la US Food and Drug Administration per l’approvazione di tale metodo tra quelli ufficialmente approvati dalla medicina. Nessuna scadenza, al momento: Google spiega di essere al lavoro su una moltitudine di ricerche cliniche ed annuncia nel frattempo il progetto poiché auspica con ogni probabilità di poterlo portare sul mercato in tempi relativamente brevi.
Prima venne Microsoft
Quel che oggi Google sta portando avanti in seno al proprio team Google X sembra essere però soltanto una evoluzione di quel che il settore ha già visto negli anni. Lo stesso Babak Parviz, cofirmatario del post di annuncio sul blog ufficiale Google, compare infatti anche sul sito Microsoft Research ove presentava già nel 2008 medesimo progetto: un paio di lenti a contatto funzionali con i quali misurare il livello di zuccheri tramite l’occhio.
In quel caso il progetto era ancor più ambizioso e guardava nella direzione a cui guardano oggi i Google Glass: le interfacce naturali e la fusione tra mondo reale e mondo virtuale per raggiungere nuovi tipi di interazione tra la persona e la realtà circostante.
Il focus sul diabete era stato però identificato fin dal 2008 come uno dei traguardi maggiormente alla portata: Microsoft allora, così come Google oggi, ha visto nelle lenti a contatto funzionali una possibile soluzione al problema per mezzo di circuiti appositi stampati sulla membrana per monitorare, gestire e segnalare quanto appreso dal contatto con l’occhio.
Lenti a contatto: ora tocca a Google
Rispetto al 2008 molto è cambiato: migliori tecnologie, forte evoluzione ed oggi anche un nuovo budget a cui attingere. Il lavoro iniziato da Babak Parviz in Microsoft potrebbe ora essere terminato in Google, raggiungendo finalmente risultati concreti da portare sul mercato. Perché se con gli annunci si può far poco, con lenti a contatto contro il diabete si potrebbe invece fare molto. E per molte persone.
In Google il progetto è portato avanti in collaborazione con l’Università di Washington tramite il responsabile Brian Otis. Quest’ultmo, a capo del Wireless Sensing Lab, porta avanti una serie di esperimenti per applicazioni che, oltre alla miniaturizzazione dei chip per lenti a contatto, punta anche a future interfacce wireless per smartphone, a sistemi di monitoraggio per l’ambiente domestico ed altro ancora.