Samsung e Google hanno firmato una pace che durerà per almeno 10 anni. Una firma che vuole dire molto e sotto molti punti di vista. Di fatto i due gruppi legano infatti a doppio filo il proprio destino l’uno con l’altro, condividendo le rispettive proprietà intellettuali in virtù di un mutuo interesse in tal senso. Seppellita l’ascia di guerra, peraltro finora mai sfoderata tra le parti, inizia un nuovo percorso comune che potrà restituire i propri frutti in una molteplicità di ambiti.
L’accordo è stato ufficializzato dal blog ufficiale “Samsung Tomorrow”: il gruppo coreano parla di una partnership di lunga durata nella quale è prevista la condivisione dei rispettivi portfolio brevetti per il prossimo decennio. Non è precisato quali siano i brevetti in ballo, né se vi siano conguagli economici previsti: «con questo accordo, Samsung e Google guadagnano l’accesso ai rispettivi portfolio brevetti, segnando la strada per una più profonda collaborazione su ricerca e sviluppo degli attuali e dei futuri prodotti e tecnologie».
Occorre ricordare come Samsung abbia anzitempo firmato un accordo similare con Microsoft, visto a suo tempo come uno schiaffo a Google poiché prevedeva un risarcimento al gruppo di Redmond per i brevetti potenzialmente violati con l’utilizzo di Android. Ora Google risponde da lontano con una controfirma con la medesima azienda, da cui giunge peraltro una dichiarazione (a nome di Seungho Ahn, Head of Samsung Intellectual Property Center) che suona molto simile al modo in cui la stessa Microsoft ha fin qui improntato il proprio approccio alla questione brevetti: «Samsung e Google dimostrano al resto dell’industria che c’è molto più da guadagnare nel cooperare sui brevetti invece che nell’intraprendere battaglie non necessarie».
La cooperazione implica però il possesso di un carnet di brevetti sufficientemente ampio da costituire un asset concreto da mettere sul piatto della trattativa: Samsung e Google possono vantare tale vantaggio ed hanno così intavolato una discussione culminata con la stretta di mano e lo scambio delle licenze. “Samsungoogle” diventa così una cordata che va al di là della sola partnership sui prodotti, instaurando un legame che potrebbe legare a doppio filo le attività delle parti attorno a progetti e direzioni comuni.
Particolarmente interessante sarà ora il modo in cui entrambe le parti decideranno di portare avanti le rispettive ambizioni. Se il cuore dello scambio potrebbe essere l’ambito mobile (ove le parti già collaborano mettendo assieme la produzione Android e la linea Galaxy), l’Internet of Thing potrebbe essere il proseguimento del percorso fin qui tracciato: l’acquisizione di Nest da parte di Google e l’interesse di Samsung nei confronti dell’innovazione in ambito domestico potrebbero offrire nuovi spazi di cooperazione e lo scambio delle licenze potrebbe aver semplicemente preparato la strada a nuovi successi comuni tra due gruppi che da anni collaborano vicendevolmente con grande successo.