Non è solo la settimana dei festeggiamenti per i 30 anni del Mac, in Apple è tempo anche delle riflessioni. E così Tim Cook, durante l’intervista per ABC dello scorso venerdì, sfiora il tema della privacy e dello scandalo NSA: serve trasparenza soprattutto nei confronti dell’utente.
Le vicende che hanno coinvolta la NSA e il suo programma PRISM, rivelate dal “whistleblower” Edward Snowden, hanno coinvolto tutte le multinazionali dell’informatica, Apple inclusa. Le società della Silicon Valley sono state accusate di collaborare in modo poco chiaro con l’agenzia governativa, fornendo dati a cui il governo stesso non sarebbe titolato e concedendo libero accesso ai server. Già qualche mese fa in quel di Cupertino si è spiegato come la NSA non abbia accesso ai datacenter di Apple, ma Tim Cook l’ha voluto ribadire nuovamente:
«Molto di quel che è stato detto non è vero. Non c’è alcuna backdoor. Il governo non ha accesso ai nostri server. Ci dovrebbero chiudere in una scatola e questo semplicemente non succederà.»
Non è però tutto qui. Il CEO di Apple lancia un attacco anche al “gag order”, il divieto di divulgazione delle precise modalità sulle richieste governative all’azienda. Da diversi mesi la Mela fornisce un report su quanti e quali dati vengano forniti ad agenzie e forze dell’ordine in tutto il mondo – ad esempio per furti o altri reati – complete di motivazioni ed eventuali rifiuti. Il dato sugli Stati Uniti non è però esaustivo, perché le imposizioni di legge negano ad Apple la possibilità di rendere certe informazioni pubbliche. Una mancanza di trasparenza che pesa sia sull’azienda che sui diritti degli stessi utenti, come è lo stesso Cook a ricordare:
«Dobbiamo dire quali dati vengano consegnati, quante persone sono coinvolte, quanti account sono implicati. Dobbiamo essere chiari, ma con il gag order che ci colpisce non possiamo fornire queste informazioni.»
Il volto di Apple invita così il Congresso degli Stati Uniti a riformulare le pratiche di segretezza su un tema di così grande impatto per la privacy dei cittadini, i quali hanno il diritto di sapere in che modo i loro dati vengano conservati, a chi vengano forniti e per quale scopi. Le informazioni sensibili dei consumatori non sono materia da prendere alla leggera, né veicolo per permettere alle autorità – statunitensi o meno – di scavalcare certi diritti inviolabili. Cook, inoltre, è fra le 15 personalità di spicco del mondo IT che lo scorso dicembre ha richiesto a Barack Obama di riformare completamente l’ambito della sorveglianza a stelle e strisce, invitandolo a un rapporto costruttivo e di fiducia con utenti e aziende.