La notizia del giorno è senza alcun dubbio quella relativa alla cessione di Motorola Mobility da parte di Google, che passa così nelle mani di Lenovo a fronte di un esborso economico quantificato in 2,9 miliardi di dollari. Un’acquisizione giunta all’improvviso, tenuta segreta fino all’ultimo momento, sulla quale è necessario fare un po’ di chiarezza per capire come le tre realtà coinvolte potranno beneficiare dell’operazione.
Innanzitutto, il produttore cinese avrà modo di collaborare con un team di grande esperienza in ambito mobile, che nonostante il difficile momento attraversato negli anni scorsi sembra aver trovato il piglio giusto per rimettersi in gioco, come dimostrano Moto X e Moto G. Di conseguenza, per la compagnia di “Hello Moto” si aprono nuove prospettive, garantite dall’ingresso in una realtà che oggigiorno rappresenta il protagonista principale del mercato PC. Il gruppo di Mountain View, infine, come è già stato detto mantiene la paternità del portfolio brevetti (concessi in licenza a Lenovo), assicurandosi così un vasto campionario di proprietà intellettuali che lo mettono al riparo da eventuali “patent war”.
Non è tutto: Google trattiene anche la divisione Advanced Technology and Projects di Motorola, quella che nei mesi scorsi ha presentato Project Ara. A chi il nome suona nuovo basterà sapere che si tratta di un concept per la nascita del primo smartphone davvero personalizzabile, non solo dal punto di vista software ma anche hardware. Una piattaforma base sulla quale gli utenti possono integrare display, processori, memoria interna, moduli per la connettività, fotocamera e batteria a piacimento, assemblandolo in base alle proprie esigenze e disponibilità economiche.
Il team è inoltre al lavoro da tempo su tecnologie avveniristiche come sensori biometrici e tatuaggi che sostituiscono le password tradizionali. Alla guida c’è Regina Dugan, ex direttrice DARPA (Defense Advanced Research Projects Agency) che oggi gestisce un centinaio tra ingegneri, programmatori e designer. Tutti lasceranno gli uffici di Sunnyvale per lavorare in quelli di Mountain View, ancora più a stretto contatto con il team di bigG. Alla luce di tutto questo, affermare che Google abbia voluto “svendere” Motorola a Lenovo rimettendoci in termini economici risulta alquanto inesatto e superficiale.