Nel lasso di pochi giorni una serie piuttosto impressionante di cattive notizie hanno interessato il mondo delle crittovalute, e di quella più famosa tra loro: il Bitcoin. Il trading online su MtGox in blocco tecnico, la guerra di Apple contro le transazioni sul suo store e infine la decisione della Russia di dichiararlo illegale, in sequenza, dimostrano come nulla di questo mondo è anche solo lontanamente stabile. Ma neppure in calo.
Tutto è cominciato ai primi di febbraio, quando la Apple ha messo in pratica una serie di azioni già annunciate lo scorso anno e ha chiuso una serie di applicazioni per l’e-payment in Bitcoin tramite device in mobilità. Dopo Coinbase e CoinJar, lo stop più clamoroso ha riguardato l’applicazione di Blockchain per iPhone, il wallet più utilizzato dagli americani che consente tramite lo smartphone e la lettura di QR-CODE e con grande semplicità di utilizzare la moneta virtuale per acquistare prodotti sullo store di Cupertino. La questione è decisamente complessa: se infatti sembra non avere senso cancellare un’applicazione scaricata 120 mila volte in due anni e che porta risorse, la Apple è convinta che il sistema Bitcoin non garantisca tutti i requisiti legali chiesti dalla legge federale.
La spiegazione però non convince affatto Blockchain, che senza tanti giri di parole, in un post-petizione accusa la Apple di avere paura della concorrenza:
La Apple si sta probabilmente posizionando sul mobile payment in modo ancora non pubblicizzato agli utenti e che sanno essere non-competitivo. Rimuovendo l’app blockchain, l’unica applicazione wallet su App Store, Apple ha eliminato la concorrenza usando la loro posizione di monopolio nel mercato. Queste azioni dimostrano ancora una volta la natura anticoncorrenziale e capricciosa delle politiche di App Store che sono chiaramente focalizzate sulla conservazione del monopolio di Apple sui pagamenti piuttosto che sulla considerazione dei bisogni e dei desideri dei loro utenti.
La reazione degli utenti non si è fatta attendere: gli iPhone distrutti in segno di protesta sono già tutti all’interno di un video montato per dimostrare quanto sia stata mal digerita la scelta di Cupertino.
Il problema tecnico di MTGox
Neanche a farlo apposta, il giorno dopo le polemiche con Apple si è registrato un problema tecnico che, pur indirettamente, dà ragione agli scettici. Rallentando gli scambi di queste monete virtuali, la piattaforma MtGox ha contribuito ad alcune ore di autentico panico nel sistema. In un comunicato, la piattaforma di trading ha chiarito il problema e ha assicurato la sua soluzione. La quotazione del Bitcoin è scesa molto velocemente, ma ha anche recuperato altrettanto velocemente, dimostrando, secondo i suoi sostenitori, che la forza della crittovaluta è superiore anche ad aventuali problemi tecnici dei sistemi di trading. In questo, superiore alle valute vere, che da un crollo borsistico non uscirebbero indenni tanto facilmente.
La Russia dice Niet
Intanto, mentre a Sochi si svolgono i Giochi Olimpici invernali, Mosca continua ad essere molto meno amichevole verso le cose nuove dal mondo, persino più della Cina. Se infatti la Cina impedisce alla sua banca centrale conversioni e transazioni in Bitcoin, in Russia è da considersi illegale a tutti gli effetti il possesso dei wallet, cioè il Bitcoin non può essere usato né dalle persone giuridiche né dalle persone fisiche. Per la Russia, unica moneta corrente è il rublo e la banca ha avvertito:
Le persone giuridiche russe che forniscono servizi per lo scambio di moneta virtuale in rubli e valuta estera, così come per le merci (lavori, servizi) saranno considerati come potenzialmente coinvolti nella realizzazione di operazioni sospette, conformemente alla legislazione in materia di contrasto al riciclaggio dei proventi da reato e al finanziamento del terrorismo.
Ovviamente, sostenere che un possessore di Bitcoin è “sospetto” non basta a estradarlo, né certamente impedirà a molti russi di utilizzarlo dato che si basa sul P2P ed è praticamente impossibile fermarlo. Il principio russo colpisce le aziende che vogliano sfruttare la moneta virtuale.
La zona grigia
Tutte queste notizie dicono chi è amico e nemico del Bitcoin? Non proprio. Il Bitcoin in questa fase è in una zona grigia, da dove diversi attori dei settori politici ed economici vogliono sottrarlo, non sempre con cattive intenzioni, ma per cercare di regolarlo. Il marketplace più importante del mondo per le applicazioni, l’App Store, pare voglia realizzare una propria moneta virtuale (si parla di iMoney) e attende di capire quale politica federale si instaurerà negli Stati Uniti. Dopo l’arresto di Shrem – a cui ne stanno seguendo altri – si sta molto discutendo dell’opportunità di regolamentare i Bitcoin applicandovi le linee guida dei servizi finanziari, anche e soprattutto per evitare i suoi usi illegali.
In Germania il parlamento sta legiferando per dichiarare le crittovalute come “denaro privato” e applicarvi l’IVA, in Italia c’è la proposta di Sergio Boccadrutri sul cashless che contiene anche alcuni articoli sul Bitcoin.
Insomma, le crittovalute stanno incuriosendo così tanto la buona società della politica economica che è difficile possano restare a lungo deregolamentate. Tutto però dipende anche da quanto si potranno (e si faranno) regolamentare.