Cosa succederebbe se si portasse un sensore 3D su di uno smartphone? Cosa diventerebbe uno smartphone se fosse in grado di identificare e gestire spazi e volumi, ricavando così un ruolo di primo piano non solo nella geolocalizzazione, ma anche nell’individuazione delle posizioni in ambienti indoor? Google se lo è chiesto mettendo in atto un progetto pensato per esplorare questo tipo di possibilità: trattasi del Project Tango, nuova frontiera per la quale Google apre le porte a sviluppatori professionisti intenzionati a spingere oltre le proprie opportunità.
Per capire cosa possa significare l’uso di un sensore 3D su di uno smartphone occorre oggi lavorare di fantasia, immaginando di avere tra le mani un dispositivo in grado di capire (e non solo vedere) l’ambiente circostante per ricostruirne luoghi, anfratti, angoli, superfici. Un dispositivo di questo tipo metterebbe infatti a disposizione dell’utente un modello virtuale e tridimensionale della realtà circostante, permettendo così di gestire l’ambiente in modo creativo costruendo quanto desiderato sul modello ottenuto grazie al sensore.
Si potrebbero sviluppare ad esempio:
- guide indoor per pilotare un utente non solo fino all’ingresso di un ambiente, ma anche all’interno delle mura;
- sistemi di assistenza per non vedenti;
- nuove soluzioni di realtà aumentata;
- nuove tipologie di gaming;
- sistemi di analisi degli ambienti per progetti di interni, misurazioni e altro ancora;
- applicazioni per individuare un prodotto all’interno di un supermercato;
- servizi e guide per musei e luoghi di interesse storico/artistico.
Project Tango: lo smartphone
Sebbene trattasi di un progetto pensato per proiettare nel futuro le proprie opportunità, fin da subito è disponibile un device in grado di mettere il sensore 3D nelle mani degli utenti interessati. Trattasi di un semplice prototipo e Google precisa come non sia in alcun modo né definitivo, né disponibile per la commercializzazione. Il prototipo di Project Tango è un dispositivo Android con display da 5 pollici in grado di effettuare un altissimo numero di rilevazioni 3D al secondo combinando il tutto con i dati di inclinazione e orientamento individuati dai sensori interni. Una fotocamera da 4 MP, sensori di movimento e il lettore di profondità in grado di esplorare l’ambiente sono gli “occhi” in grado di analizzare l’ambiente circostante; l’hardware interno è il cuore dell’elaborazione dei dati, fondamentale per la restituzione di un risultato immediato all’utente; il software è l’elemento in grado di interpretare i dati in entrata; le API saranno la struttura su cui gli sviluppatori potranno costruire le proprie idee.
Google avrebbe già messo a punto 200 device ed è pronto a produrne altri, ma porterà avanti il progetto sulla base delle idee in arrivo dagli sviluppatori interessati. Perché questo vuol Google: stuzzicare la fantasia dei creativi, solleticare le abilità dei developer e raccogliere idee nuove attorno alle quali mettere a punto tanto il dispositivo quanto il software di supporto.
Gli sviluppatori incuriositi da Project Tango hanno tempo fino al 14 marzo per proporre le proprie idee, dopodiché sarà Google a valutare quanti device produrre ed a chi offrirli. Per proporre la propria suggestione è necessario compilare l’apposito modulo e attendere il feedback di Mountain View.