Facebook sarebbe pronta a mettere le mani sulla Titan Aerospace. Con una spesa da 60 milioni di dollari, infatti, Mark Zuckerberg avrebbe a disposizione una nuova potenzialità da mettere in campo nella sfida contro Google, ma in questo caso passando per un ambito alquanto differente da quello solito basato su utenti e advertising: la sfida sarà in questo caso nei cieli.
La Titan Aerospace è infatti una azienda che produce droni alimentati a energia solare (vedi le immagini). La loro incredibile caratteristica è nella possibilità di volare anche 5 anni consecutivi senza mai atterrare, il tutto sfruttando l’ampia superficie fotovoltaica che ricopre la scocca del drone, le correnti della stratosfera e una intelligenza di bordo sviluppata per ottimizzare le condizioni di volo del drone. Il primo passo sarebbe sui “Solara 60”, uno dei dispositivi sviluppati dalla Titan Aerospace, predisponendo una flotta di 11 mila unità per sorvolare l’Africa ed utilizzare tale trama di elementi per portare connettività laddove ancora non sia stato possibile tramite cavo o ponti wireless.
L’investimento di Facebook sarebbe quindi orientato al supporto delle iniziative di Internet.org: soltanto nell’ultimo Mobile World Congress 2014 Mark Zuckerberg ha ricordato come Internet sia di tutti, e che per questo motivo bisognerebbe riuscire a portare connettività anche dove le tradizionali regole di mercato non incoraggiano nuovi investimenti. In linea teorica l’iniziativa è spiegata in questa visione “democratica” della connettività, ma è evidente come l’interesse nel “colonizzare” la socializzazione del mondo tagliato fuori dal digital divide sia chiaro interesse di grandi gruppi che sulle identità costruiscono il proprio mercato.
Per questo la Titan Aerospace può essere una nuova sfida lanciata a Google: è noto da tempo l’interesse di Google per i palloni aerostatici (vedi: Project Loon), con i quali il colosso di Mountain View progetta una rete aerea del tutto simile a quella che la Titan potrebbe consentire a Facebook.
Titan Aerospace: Solara 60
Il Solara 60 sembra essere il primo vero obiettivo del possibile investimenti di Facebook. Il drone ha un peso pari a 100 Kg complessivi. L’energia prodotta dalle celle fotovoltaiche sulle ali viene consumata direttamente per i movimenti di stabilizzazione del volo, mentre la parte eccedente viene archiviata all’interno di batterie al litio dislocate all’interno delle ali. Nel corpo centrale sono disponibili invece le componenti elettroniche di controllo del volo, di invio della telemetria alle stazioni di terra e di gestione dei compiti a cui il drone è dedicato. Il peso ridotto (circa 60 Kg in meno rispetto al predecessore) e l’alimentazione a emissioni zero fa del prototipo un modello ideale per gli scopi che Facebook ha posto a capo del progetto.
Il Solara 60 fa parte della linea di “Atmospheric Satellites” che la Titan Aerospace potrebbe mettere nelle mani di Facebook prima ancora dell’inizio della commercializzazione pubblica, prevista entro il 2015. Per “Atmospheric Satellites” si intende uno strumento in grado di sostituire il ruolo dei satelliti tradizionali, il tutto ad un costo molto minore grazie a nuove tecnologie e grazie a un volo a “bassa” quota che permette di ridurre la dotazione elettronica, le spese di lancio ed altre voci di particolare incisività sul budget.
In gran parte del mondo vigono regole (non sempre ben definite) sull’occupazione dello spazio aereo e sull’utilizzo di strumenti di questo tipo (anche la regolamentazione dei droni più semplici, che volano a bassa quota, sta trovando definizione): laddove Facebook vorrebbe portare le proprie unità, ossia soprattutto in area africana, i regolamenti sono spesso più labili e meno restrittivi, il che consentirebbe di occupare il mercato mostrando quali siano le opportunità disponibili: a quel punto difficilmente arriveranno regole tali da impedire l’uso dei Solara, poiché ciò significherebbe compromettere possibilità di sviluppo, scolarizzazione, socializzazione e contatto con il mondo.
Varie le utilità a cui può essere asservito il Solara 60: si va dal monitoraggio degli incendi alle rilevazioni meteo, passando per il monitoraggio di migrazioni, traffico marittimo e molto altro ancora. La parte che più interessa Facebook è la capacità di veicolare traffico dati da 20 km di altezza dal suolo, coprendo così vaste aree e potendo generare una sorta di cella di copertura in movimento al di sopra del territorio desiderato. La Titan Aerospace promette capacità di traffico fino a 1Gbps, ma proietta tale utilità soprattutto all’ambito militare. Facebook sembra aver visto in questa opportunità qualcosa di più di un semplice monitoraggio a fini bellici: migliaia di droni in volo potrebbero significare un abbattimento del digital divide e il raggiungimento di quella parte di mondo ancora lontana dal Web, da Facebook e da WhatsApp.