La stazione di servizio del futuro sta già nascendo. Per il momento è un concept di laboratorio, ma ha tutti i crismi per diventare presto realtà. Eni ci sta lavorando su ormai da qualche mese, spinta da un’idea che viene da lontano: è l’idea di Enrico Mattei, la visione che portò alle prime stazioni di servizio Agip pensate non solo per distribuire carburante, ma soprattutto per offrire una esperienza ottimale per il cliente in arrivo. Correva l’anno 1953 e la stazione di servizio di Cortemaggiore diventava l’emblema di quell’Italia che, nonostante la drammatica situazione alle spalle, coltivava in grembo feroci ambizioni.
Quella di un tempo era una stazione di accoglienza e cura: era la stazione di servizio di chi viaggiava da un capo all’altro dell’Italia e che alla pompa di benzina cercava una pausa, un momento di ristoro e qualche ora di riposo. Oggi il contesto è profondamente mutato, quindi rinnovare la sfida che Mattei promuoveva con i suoi impulsi innovativi: la stazione di servizio deve reinventare il proprio ruolo e reinterpretare le mutate esigenze degli utenti per saper offrire nuovamente l’esperienza ottimale.
Mentre l’auto del futuro inizia a fare capolino e la mobilità del futuro abbozza nuove soluzioni, la stazione di servizio del futuro è un tassello ulteriore di una situazione che va delineandosi. L’unione di tutti questi elementi traccia il quadro di un orizzonte in divenire: oggi se ne può intuire la direzione, ma i dettagli emergeranno soltanto nel tempo, avvicinandosi poco alla volta a quel che oggi sembra essere una forma concreta di fantascienza.
Il progetto
Il progetto entro cui sta nascendo la stazione di servizio del futuro si è insediato all’interno dell’Eni Corporate University. Un team giovane, che nel luglio del 2013 inizia il proprio viaggio per l’Italia alla ricerca dei dati in grado di fotografare la situazione di partenza: come sono le stazioni di servizio odierne? Quali sono i difetti principali identificati dall’utenza? Quali le attese della clientela in base a particolari segmenti identificati sul territorio? Quali i principali punti di frizione nel rapporto tra il cliente e la stazione?
Sulla base di questi risultati il team si è messo a tavolino alla ricerca della chiave interpretativa necessaria per reinventare la stazione di servizio, intesa sia come luogo fisico che come snodo della viabilità, sia come approdo per l’approvvigionamento di carburante che come luogo nel quale fruire di servizi.
Il team Eni ha lavorato in piena autonomia, legando però la propria esperienza a quella del MIT di Boston: i due laboratori di ricerca hanno messo assieme le rispettive peculiarità per arrivare a un modello concettuale da cui partire. Sulla base di questo prototipo inizierà la fase più concreta, relativa allo studio di fattibilità. Se non vi saranno ostacoli, entro breve la stazione di servizio del futuro potrebbe essere realtà.
Al momento il tutto è disponibile all’immaginazione grazie a un modello realizzato con una stampante 3D: spazi e idee prendono forma, spiegando come interpretare la pulsione innovativa che l’azienda sta cercando di ispirare.
Come sarà
La stazione di servizio del futuro è al momento improntata su alcuni punti fermi attorno ai quali verrà costruito il progetto nella sua complessità:
- Segnaletica luminosa sul selciato, per guidare con maggior facilità l’utente verso la prima pompa di approvvigionamento libera. La scelta avviene a monte, il percorso è studiato sulla base dell’ingombro del veicolo e la possibilità di avere una guida semplice (senza dover fare affidamento a segnaletiche verticali o a semplici valutazioni personali) consente anche di velocizzare la sosta ed evitare code, rallentamenti e ingorghi.
- Braccio meccanico di distribuzione, così che l’utente non debba metter mano alla pompa di benzina (con tutto quel che comporta in termini di pulizia, igiene, barriere architettoniche e impegno). Il braccio identifica in autonomia il bocchettone ed è in grado di elargire il carburante selezionato, ritraendosi quindi in condizioni di sicurezza all’interno dell’apposito alloggiamento.
- Pagamenti automatici tramite smartphone: una apposita applicazione è in grado di identificare la pompa di approvvigionamento selezionata, di indicare la spesa e di accettare il pagamento senza che il conducente debba giocoforza avviarsi verso un POS o un addetto.
- L’identificazione dell’auto e dell’utente consente di carpire tutte quelle informazioni utili a velocizzare e migliorare l’esperienza di approvvigionamento. Banalmente, la lettura della targa è in grado di capire quale sia l’auto, identificando quindi il lato corretto per il raggiungimento del bocchettone e quindi la strada migliore per posizionare l’auto vicina alla pompa. La gestione dell’identità personale può però arrivare anche molto oltre, offrendo servizi o pubblicità personalizzati.
L’idea è quella per cui la stazione di servizio debba cambiare in parte la propria vocazione anche guardando a una mobilità ad oggi ancora non prettamente comune. Realtà come il bike-sharing o il car-sharing (nel quale Eni sta investendo tramite il progetto Enjoy) sono infatti destinate a radicarsi con sempre maggior capillarità e in quest’ottica la stazione può diventare non solo un punto di approvvigionamento, ma anche un luogo di interscambio. Così come la stazione ferroviaria può diventare il punto di incontro tra i binari e le quattro ruote, le stazioni di servizio possono diventare lo snodo tra la le vetture private e i mezzi in condivisione, confine tra una mobilità urbana e una mobilità extra-urbana.
Alla luce di tali considerazioni, la stazione di servizio verrebbe ad avere più ruoli e più vocazioni, dovendo così rispondere a un pubblico più vasto e più eterogeneo: chi cerca semplice carburante, chi necessita della cura dell’auto, chi intende abbandonare la vettura per qualche ora con comodità, chi cerca servizi aggiuntivi e altro ancora.
In questo modo verremo incontro a tutti quei clienti che desiderano velocizzare al massimo le procedure di rifornimento, potenziando al contempo l’offerta nei confronti di coloro che invece chiedono di più dalle nostre stazioni di servizio. Il riconoscimento del cliente e l’utilizzo di una app integrata permetterà infatti di veicolare promozioni personalizzate, anche temporanee, dedicate a ciascun cliente migliorando sia l’esperienza all’interno dei nostri shop e semplificando la parte relativa alle raccolte punti.
Sostenibilità
Essere sostenibili significa creare valore per gli stakeholder e utilizzare le risorse in modo tale da non compromettere i fabbisogni delle generazioni future
Sulla base di questo imprinting, importante soprattutto per una azienda che per propria mission lavora nel mondo degli idrocarburi, Eni ha messo a punto un concept di stazione di servizio pensata per il minor sperpero possibile di energie e la massimizzazione del recupero di risorse naturali. A tal fine sono stati pensati alcuni elementi base che dovrebbero riuscire a rendere la stazione “a impatto zero”, sicuramente autosufficiente dal punto di vista energetico e tale da abbattere l’impatto ambientale complessivo dell’opera.
In particolare sono previsti:
- Tetto sviluppato su moduli esagonali pensati per ospitare appositi pannelli fotovoltaici; la rotazione di questi ultimi ottimizza l’ombreggiatura del selciato inferiore e massimizza la resa del pannello grazie a sistemi di calibrazione dell’orientamento rispetto al sole.
- Tetto pensato in forma concava, così da raccogliere l’acqua piovana all’interno di apposite cavità; l’acqua può essere riutilizzata per autolavaggi o altre funzioni legate alla pulizia della stazione;
- Pale eoliche per sfruttare le tecnologie che stanno rendendo il microeolico un espediente sempre più interessante per la produzione di elettricità rinnovabile.
- Sistemi di recupero dell’energia dalle auto in transito: la frenata dell’auto nel tragitto di sosta alla pompa possono aggiungere carica ulteriore a quella accumulata da fotovoltaico ed eolico.
Eni Cave
Lo studio della stazione di servizio del futuro si avvale di un altro importante tassello dell’innovazione di Eni: si tratta di “Eni Cave“, un apposito laboratorio di realtà virtuale con cui il gruppo intende dar vita a sistemi immersivi di progettazione e formazione. Grazie a Eni Cave, insomma, è possibile fin da ora entrare a contatto con la stazione di servizio in fase di studio, calpestandone il selciato e vedendo da vicino (come se vi si fosse realmente presenti) le varie funzioni e i singoli dettagli. Il progetto può essere sperimentato e vissuto, insomma, toccando con mano l’esperienza finale prima ancora di averne realizzati i presupposti.
Eni Cave è una piccola stanza di circa 7 metri quadri le cui pareti sono animate da appositi strumenti di retroproiezione. L’utilizzo di occhiali stereo attivi dotati di sensori di posizionamento permette di calibrare la visuale sulla base dei movimenti dell’osservatore, il quale può così vivere l’illusione di essere realmente sul posto: dopo pochi minuti ogni resistenza psicologica vien meno e l’esperienza vissuta è pertanto molto vicina alla realtà.
Eni Cave sarà utilizzato in Eni non soltanto per portare a termine il progetto della stazione di servizio, ma anche per la formazione del personale laddove il gruppo porta avanti il proprio ramo di “exploration & production”. L’addestramento alla gestione di un pozzo di estrazione, ad esempio, può essere concluso direttamente a San Donato Milanese, inviando poi sul posto la persona soltanto al termine del giusto percorso e le giuste abilitazioni. La realtà virtuale può offrire molto sotto questo punto di vista, insomma, poiché può mettere alla prova il personale senza dover giocoforza affrontare spazio e tempo attraverso il viaggio. Questa la presentazione di Gabriele Chiesa, responsabile per i processi di Marketing, Sales e Front office consumer:
Eni Cave è nato nel luglio dello scorso anno, in concomitanza con l’inizio del progetto legato alla stazione di servizio del futuro. Frutto del lavoro di un “think tank” che aveva lo scopo di produrre “cultura” da mettere in condivisione all’interno di Eni, il progetto è presto stato accostato all’idea di una presenza immersiva all’interno di nuove idee e nuove prospettive di formazione. Il destino incrociato con il team al lavoro sulla stazione di servizio del futuro ha portato pertanto allo sviluppo parallelo dei due esperimenti, entrambi ormai prossimi alla restituzione dei primi risultati tangibili.
Dal progetto alla realtà
La domanda principale rivolta all’ing. Gianluigi Castelli, Chief Information Officer di Eni, è stata relativa alla fattibilità del progetto e alle reali intenzioni del gruppo: quanto è lontano il futuro? Quando si potrà realizzare una stazione di questo tipo e, eventualmente, dove la si potrebbe vedere?
Le intenzioni in tal senso appaiono abbastanza chiare: sebbene non ci siano ancora indirizzi e date da mettere nero su bianco, Eni vorrebbe portare a compimento il progetto “entro qualche anno“, ipoteticamente in due località simboliche: San Donato Milanese e Roma. La stazione di servizio vicina agli uffici Eni di San Donato, insomma, potrebbe essere l’incipit del nuovo inizio, incarnando anche a livello simbolico le motivazioni all’origine dell’idea.
Il problema ora è lo studio dei singoli dettagli e l’analisi delle corrispondenze delle idee con i limiti delle normative nazionali. Fino a che punto un braccio meccanico può avvicinare una automobile in totale condizione di sicurezza? E fino a che punto l’identificazione di auto e guidatore è tale da ottemperare alle regole sul rispetto della privacy? Eni vuol garantire al progetto piena corrispondenza con le normative fin dalla prima ora e per questo motivo la seconda fase del progetto sarà finalizzata alla definizione dei dettagli realizzativi, oltre che ovviamente ai necessari studi di design.
Quel che Eni ha messo in moto ad oggi potrebbe dunque diventare realtà molto presto, dando così vita a quel medesimo sogno che nel 1953 Enrico Mattei dipingeva tra le linee della stazione di servizio di Cortemaggiore.
Saper immaginare il futuro. Questa è l’eredità più preziosa che Mattei ci ha lasciato. Con questa capacità dobbiamo guardare alle sfide di oggi e di domani, per riaffermare ogni giorno il valore dell’energia come motore di crescita per tutti.