Samsung nega di aver copiato il design Apple

In tribunale Samsung spiega di essere la leader del mercato smartphone per la grande strategia di marketing creata, e non perché avrebbe copiato da Apple.
Samsung nega di aver copiato il design Apple
In tribunale Samsung spiega di essere la leader del mercato smartphone per la grande strategia di marketing creata, e non perché avrebbe copiato da Apple.

Samsung ha portato nuovi testimoni nel tribunale di San José (California) per rafforzare la propria tesi secondo cui l’enorme successo che ha ottenuto nel segmento degli smartphone è dovuto alla forte strategia di marketing creata e sostenuta in questi anni, e non alla presunta copia delle funzionalità brevettate da Apple per gli iPhone.

Prosegue a gran ritmo il secondo grande processo statunitense che vede ancora una volta contrapposte Samsung e Apple: dopo le testimonianze di alcuni dirigenti Google al lavoro su Android, è stato il turno di Youngmi Kim, noto designer della casa sudcoreana che ha progettato l’interfaccia utente dei Galaxy e in particolare che ha contribuito allo sviluppo della strategia volta a migliorare la user experience.

Samsung ha rubato la funzione slide-to-unlock (quella che permette di sbloccare un dispositivo semplicemente facendo scorrere il dito) ad Apple? «Assolutamente no», ha dichiarato il designer Samsung in aula di tribunale. «Se dovessimo lavorare sulle stesse cose di Apple, non avremmo alcun vantaggio in termini di differenziazione dei nostri prodotti, e non avrebbero alcun senso».

Il brevetto slide-to-unlock è uno dei cinque brevetti per cui Apple ha citato in giudizio la casa rivale, alla quale chiede un risarcimento danni di ben 2 miliardi di dollari per averli utilizzati in vari smartphone e tablet. Samsung nega invece di averne fatto uso e afferma anche che gli stessi non solo validi: Kim ha ad esempio mostrato un documento interno circa il sistema di sblocco del device, datato 2009. Secondo il designer, i documenti che partono dall’anno 2010 sono pertanto irrilevanti per la causa.

Due i principali obiettivi della casa sudcoreana: innanzitutto, quello di dimostrare che è riuscita a ottenere una posizione di leadership nel mercato statunitense degli smartphone attraverso il marketing e l’innovazione hardware, ma soprattutto grazie al marketing, e poi quello di chiarire che è stata Google a creare (su Android) le funzionalità sotto accusa, ancora prima che Apple lanciasse il primo iPhone.

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