La Net Neutrality sta per essere sacrificata sull’altare del mercato. Il principio che più di ogni altro ha garantito prosperità e democraticità allo sviluppo della rete potrebbe infatti essere messo in discussione sotto i colpi delle lobby che intendono creare aree dedicate nel flusso dei bit per far sì che alcuni strumenti online possano giovarsi di condizioni di utilizzo privilegiate.
La battaglia si preannuncia dura. Le nuove regole sono scritte all’interno della nuova normativa proposta dalla FCC, quella stessa Federal Communication Commission che da sempre si batte per una difesa a oltranza degli assunti cardine della Net Neutrality. Qualcosa sembra essere improvvisamente cambiato, anche se la commissione in realtà nega e dice di portare avanti la propria proposta non per smontare la Net Neutrality, quanto invece per riaffermarla e riscriverne i paradigmi.
Quel che la FCC proporrà (il tutto andrà poi al voto al cospetto dei 5 funzionari deputati a scegliere su un tema tanto spinoso) sarà l’approvazione di una nuova politica di gestione delle infrastrutture di rete. Le nuove regole in pratica metterebbero nelle mani degli ISP gli strumenti normativi necessari per consentire la vendita di speciali tool di gestione dei bit alle aziende che ne fanno richiesta, operando all’interno di “tunnel” dedicati di traffico e consentendo così ai gruppi interessati di poter giovare di un trattamento particolare sul cosiddetto “ultimo miglio”. Le condizioni a cui tale meccanismo viene ad instaurarsi sarebbero valutate, caso per caso, dalla FCC.
La Federal Communication Commission sembra dunque voler avocare su di sé maggior potere, aprendo di fatto una breccia nel fortino della Net Neutrality ma ponendosi a difesa della stessa per allontanare chiunque voglia scardinare i vecchi principi. Un atteggiamento proattivo, insomma, che molti vedono però come una ritirata senza gloria e senza onore: se la proposta passerà, dice la critica, la Net Neutrality sarà di fatto ridisegnata e sarà molto più fragile rispetto al passato.
Durissimo il giudizio di The Verge: la testata parla espressamente di capitolazione, contestando alla FCC l’atteggiamento vile di chi vende un principio al mercato e nega al tempo stesso di averlo fatto. Sulla base di quanto ipotizzato, peraltro, la votazione potrebbe arrivare alla fine con una votazione favorevole di 3 membri della commissione su 5, dunque spuntando la maggioranza soltanto grazie al voto decisivo del presidente Tom Wheeler. Lo stesso Wheeler in queste ore si prodiga nel difendere la proposta avanzata, spiegando di voler rafforzare la Net Neutrality sulla base di quanto operato già in passato, ma in realtà tali parole sembrano echeggiare in modo sinistro agli orecchi di quanti guardano con sospetto alla manovra in atto.
Nelle prossime ore la proposta sarà dettagliata e il voto arriverà in data 15 maggio. Entro tale data v’è da attendersi una levata di scudi senza precedenti, poiché gli interessi in ballo sono enormi e coinvolgono tutti i maggiori gruppi del Web a livello internazionale. I criteri che la FCC enuncerà a proposito delle concessioni offerte agli ISP saranno il cuore della materia da analizzare: sostituire una muraglia legale con uno sbarramento fatto di parole potrebbe aprire uno squarcio non rimarginabile: se la Net Neutrality dovesse affondare, il danno sarebbe irrimediabile.